A Milano otto locali su 10 a rischio estinzione

A Milano otto locali su 10 a rischio estinzione

di Simona Romanò

Oltre otto attività su dieci, fra bar e ristoranti, rischiano di chiudere per sempre, piegati dalle restrizioni anti-Covid. Sono aumentati rispetto a settembre, quando il pericolo di non riuscire più ad alzare la saracinesca era paventato da sei ristoratori su dieci. A distanza di circa cinque mesi per il settore va peggio.

È l’allarme lanciato da Confcommercio e l’Associazione dei pubblici esercizi milanesi (Epam), che hanno condotto un sondaggio per capire la situazione in cui si trovano i locali: la fotografia immortala una crisi da profondo rosso per i ristoratori, che non dormono sonni tranquilli da mesi. E ora sono ancora chiusi, anche a pranzo, nella Milano e nella Lombardia che da domenica sono nuovamente zona rossa. Fra l’altalena di limitazioni per contenere i contagi – dal coprifuoco alla fascia rossa, a quella arancione che non lascia molti margini di libertà per i pubblici esercizi, fino allo stop alla cene - i quattromila bar e i quattromila ristoranti milanesi annaspano, denunciando «un crollo del fatturato di oltre il 70% rispetto a un anno fa e un ulteriore calo è stimato con il divieto dell’asporto dopo le 18», previsto dall’ultimo Dpcm in vigore da sabato scorso.

I clienti non possono più recarsi negli esercizi a ritirare la propria ordinazione e l’unica concessione resta la consegna a domicilio.

Un asporto, quindi, “ristretto”: per i bar «significa una perdita ulteriore ci circa il 46%»; più alta a Milano, testandosi al 50%; circa il 40%, invece, nell’hinterland. E per i pub che lavorano maggiormente nelle ore serali è «una catastrofe», perché, secondo una stima, perderanno il 59% del giro d’affari con lo stop dell’asporto alle 18. Per Confcommercio, «le strette anti-Covid sui locali costerà in Lombardia 860 milioni di euro al mese e soltanto a Milano 153 milioni al mese». Dietro l’angolo c’è poi l’effetto valanga sull’occupazione in un settore che «in Lombardia dà lavoro a oltre 150mila persone». Camerieri, cuochi, barman, addetti delle pulizia che temono di restare disoccupati.


Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Gennaio 2021, 06:00
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