Diana, la bimba di 16 mesi morta di stenti: «Magrolina, nessuno l'ha mai vista camminare». Il pm: «La mamma non ha avuto scrupoli»

La bimba lasciata sola in casa in una culla da campeggio da Alessia Pifferi, la madre 37enne accusata di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e premeditazione

Diana, la bimba di 16 mesi morta di stenti: «Magrolina, nessuno l'ha mai vista camminare». Il pm: «La mamma non ha avuto scrupoli»

In via Parea sul cancello verde del civico 16 sono apparsi dei palloncini bianchi a forma di cuore. Sopra c'è una scritta: Diana. La bambina di 16 mesi morta di stenti in un lettino da campeggio nella casa in cui la mamma Alessia Pifferi l'ha abbandonata per sei giorni. Se si alza lo sguardo, si possono ancora vedere i suoi abitini rosa stesi ad asciugare. 

Alessia Pifferi, chi è la donna arrestata per la morte della figlia di 16 mesi

Una bimba esile

Nel quartiere Lambro di Milano insieme allo sgomento ci sono voci contrastanti su quella donna di 37 anni che ora è accusata di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e premeditazione. C'è chi dice che non giocasse mai con la bambina il cui padre è al momento sconosciuto e chi invece la dipinge come una madre affettuosa: «La bimba era sorridente, salutava», racconta una vicina a Fanpage. Ma era anche «magrolina ma bella», dicono ancora. Come riporta Il Giorno, in via Parea si parla di una bambina «che nessuno ha mai visto camminare» e che la madre portava sempre in giro con il passeggino. Sul suo stato di salute e sulla circostanza, sempre indicata dal quotidiano, che la piccola non sarebbe mai stata visitata da un pediatra sarà ora l'autopsia a fare chiarezza.

 

Alessia Pifferi, neanche una lacrima

«Non ha mai pianto» e di fronte al pm di Milano Francesco De Tommasi si è mostrata «fredda», consapevole delle conseguenze del suo abbandono. Ha parlato della figlia quasi come un peso, qualcosa di cui liberarsi, ma poi si è chiusa anche in silenzi pieni della paura di ammettere una «volontà intermittente» di non voler essere più madre. Alessia Pifferi, 37 anni, è stata fermata con l'accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e premeditazione per aver ucciso la figlia di 16 mesi. Una morte in conseguenza di un abbandono lungo «sette giorni», non era la prima volta avrebbe ammesso la stessa donna.

 

 

Le ultime ore da mamma

Giovedì 14 luglio la 37enne ha cambiato il pannolino alla figlia, le ha lasciato il biberon pieno vicino alla culla e le ha voltato le spalle. Per circa 160 ore ha finto che la piccola fosse al mare - questa la bugia raccontata al nuovo compagno con cui ha trascorso le sue giornate - poi l'altroieri sera, mercoledì 20 luglio, è rientrata a casa e l'ha trovata senza vita. «Morta di stenti», a dire degli inquirenti. È andata dalla vicina ed è scattato l'allarme: le indagini della squadra Mobile e della polizia Scientifica, coordinate dal pm di turno, sono state rapide. Le incongruenze nell'interrogatorio e lo stato di abbandono della bimba non hanno lasciato dubbi. Il fermo della 37enne dovrà essere convalidato dal gip dopo l'interrogatorio di convalida.

Il pm: «Donna pericolosa, non ha avuto scrupoli»

Alessia Pifferi, la 37enne che si trova in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato per aver lasciato per più di 6 giorni a casa la figlia di un anno e mezzo, per portare avanti le sue relazioni e divertirsi non ha avuto scrupoli nel lasciare la piccola nell'abitazione ben sapendo che poteva morire di stenti.

È per questo motivo che il pm di Milano Francesco De Tommasi ha contestato, assieme a quella della premeditazione, anche l'aggravante dei futili motivi. Tra l'altro, tra le esigenze cautelari contestate c'è il pericolo di reiterazione del reato, perché la donna è ritenuta una persona pericolosa.

Gli inquirenti, al momento, ritengono che non ci sia alcuna esigenza di richiedere una perizia psichiatrica o di effettuare una consulenza sullo stato mentale della donna, che è apparsa lucida e presente a se stessa nell'interrogatorio davanti a pm e investigatori.

Nel frattempo, la Procura ha disposto l'autopsia sul corpo della bimba, che si terrà nei prossimi giorni e che potrà chiarire le cause esatte della morte, anche perché il sospetto è che la madre abbia fatto anche assumere a Diana delle benzodiazepine.

Gli inquirenti, tra l'altro, contesteranno nei prossimi giorni a Pifferi anche l'accusa di abbandono di minore per gli episodi precedenti nei quali avrebbe lasciato la figlia sola nell'abitazione: si tratta, a quanto si è saputo, di almeno due o tre fine settimana, dallo scorso giugno in poi, quando lei aveva riallacciato la relazione col suo compagno di Leffe (Bergamo), dove era andata anche la sera del 14 luglio. Tra l'altro, è emerso che anche tra marzo e aprile scorso la donna avrebbe lasciato la piccola in casa da sola almeno per una sera per una frequentazione occasionale con un altro uomo.

Nell'interrogatorio ha sostenuto di non ricordare il nome della persona che aveva visto quella sera. La piccola, a quanto risulta dai verbali, dalle testimonianze e dagli accertamenti effettuati finora dalla Squadra mobile, era nata a fine gennaio scorso nella casa del compagno (un elettricista e non è il padre di Diana) in provincia di Bergamo. La madre ha riferito di non sapere chi sia il papà della bimba. Inoltre, è stato sequestrato il telefono della 37enne e gli investigatori, attraverso le analisi di alcune chat importanti, stanno ricostruendo la vita di Pifferi negli ultimi mesi.


Ultimo aggiornamento: Sabato 23 Luglio 2022, 17:42
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