Milano, il processo a Di Fazio e la strategia dei legali: «Da condannare per una sola violenza»

Milano, il processo a Di Fazio, la strategia dei legali: «Da condannare per una sola violenza»

di Greta Posca

Non si può giudicare per sei violenze sessuali, bensì solo per una. È questa estrema in sintesi la linea dei legali di Antonio Di Fazio, il manager a processo rito abbreviato per 6 casi di violenza, tra cui quello della ex moglie per il quale risponde anche di lesioni, stalking e maltrattamenti. La difesa ha chiesto per alcuni episodi l’assoluzione e per altri la derubricazione del reato di violenza sessuale aggravata in quello più lieve previsto dall’articolo 613 del codice penale. Riguardo a ciò, per i suoi legali avrebbe procurato lo stato di incapacità mediante violenza ossia somministrando benzodiazepine a due delle sue vittime per poi, una volta prive di sensi, fotografarle nell’intimità. Sono queste dunque le conclusioni dell’arringa degli avvocati Mauro Carelli e Giuseppina Cimmarusti che ieri, nel loro intervento, hanno valorizzato l’atteggiamento del loro assistito, ora in una comunità per seguire un percorso terapeutico di disintossicazione, che ha reso un’ampia confessione.

Per la ex moglie e per una ragazza i difensori hanno chiesto l’assoluzione, per un’altra giovane hanno prodotto documentazione per sostenere che lui e la donna cercavano un bimbo (per esempio un messaggio in cui lei scriveva «questa è la culla per nostra figlia»). Per la vicenda più grave, quella della studentessa di’universitaria di 21 anni, attirata nel suo appartamento con la scusa di uno stage, narcotizzata e violentata è stata proposta l’assoluzione dall’accusa di sequestro di persona, e comunque il trattamento sanzionatorio al minimo della pena. L’accusa ha chiesto 9 anni di carcere. La sentenza del gup Anna Magelli è attesa per l’8 aprile.


Ultimo aggiornamento: Martedì 29 Marzo 2022, 06:30
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