Movida senza alcol da asporto, primo giorno controlli soft. Contrari: «Così si puniscono i bar». Favorevoli: «Ora chiusura a mezzanotte»

Movida senza alcol da asporto, primo giorno controlli soft. Contrari: «Così si puniscono i bar». Favorevoli: «Ora chiusura a mezzanotte»

di Simona Romanò
Controlli a piedi da corso Como alla Darsena, passando dall'Arco della Pace. Alle 19 in punto di ieri, dieci pattuglie di vigili erano in servizio nei quartieri della movida per far rispettare la nuova ordinanza, in vigore fino al 15 giugno, che vieta birra e drink di asporto, di qualsiasi gradazione, a partire dalle 19 e fino le 7 del mattino; inoltre, è proibita la consumazione di bevande alcoliche all'aperto. «Ovvero - si legge nel documento firmato ieri pomeriggio dal sindaco Giuseppe Sala - in strada, nei parchi, nei giardini e nelle ville aperte al pubblico», pena la sanzione da 400 a tremila euro. In corso Como e lungo le sponde dei Navigli molti ragazzi ordinavano una birra al volo, puntualmente negata dagli esercenti che spiegavano il nuovo regolamento. E i clienti desistevano, chiedendo se c'era posto a sedere. Sempre ai Navigli sono stati allontanati alcuni gruppetti di giovani che sedevano a terra troppo vicini fra loro, a bordo dello specchio d'acqua. Tutti per ora accomodanti. E la serata si è conclusa senza frizioni. I ghisa, nella prima giornata di stop allo spriz in piedi, erano incaricati di non passare subito alle multe, a meno che non fosse proprio necessario, ma di informare e di fare appello al buon senso. Una linea soft che sarà mantenuta per qualche giorno. Poi, dal weekend maggior severità e nessuno potrà sgarrare: si potrà gustare un aperitivo solo in un luogo dedicato, come il bar, e definito come i plateatici. «Non faccio lo sceriffo o il giustiziere ma serve una soluzione rapida per gli assembramenti, che sono pericolosi per il diffondersi del virus», ha ribadito il sindaco. Ha voluto così motivare il provvedimento che è stato deciso con il prefetto dopo i ripetuti, ma inascoltati richiami a non ammassarsi per gli apericena e davanti ai locali, con il bicchiere in mano. «Capisco i gestori ha poi aggiunto ma il percorso per tornare ad una certa normalità non è finito, per cui serve prudenza».

CONTRARIO
«Così puniscono i bar invece di sanzionare i fuorilegge»

Fabio Acampora, vicepresidente dell'associazione dei pubblici esercizi di Milano (Epam), titolare di otto locali, fra ristoranti e lounge bar, come giudica il nuovo divieto?
«Ennesima punizione per i pubblici esercizi, che stanno garantendo le norme per l'interesse dell'intera cittadinanza. Dispiace veder penalizzato, di fatto, l'aperitivo, che è un momento piacevole di socialità seppur condizionato dal virus: i clienti sono invitati dai gestori a non creare capannelli e tutti accolgono l'appello, finché sono nell'ambito del locale. Quindi, l'antidoto per gli assembramenti non si risolve così».
Perché?
«Gli irresponsabili che senza mascherina si ammassano sono pochi rispetto ai coscienziosi. E mi permetto di dire che non sono necessariamente gli avventori dei bar, quindi, la strada giusta era quella di organizzare un piano speciale per controllare il pubblico, con le forze dell'ordine dispiegate e pronte a sanzionare qualora fosse stato necessario. Era fattibile, non era indispensabile un pattugliamento a tappeto, ma controlli a rotazione».
Come avrebbe influito sulla vostra clientela?
«Le persone, vedendo la presenza di vigili e carabinieri, si sarebbero responsabilizzate e sarebbero state più attente. Quindi, si sarebbe raggiunto l'obiettivo di evitare roccoli in strada senza che nessuno vestisse i panni dello sceriffo».
Come incide sulla vostra attività?
«Per il distanziamento sociale abbiamo già dimezzato i posti a sedere sia all'interno che nei dehors, quindi, lavoriamo già al 30 per cento. Reprimendo ancor di più l'aperitivo il servizio crolla al 20».

FAVOREVOLE
«Giusta l'ordinanza, e ora locali chiusi a mezzanotte»

Gabriella Valassina, presidente del comitato Navigli, voce storica dei residenti, aveva già sollevato il problema degli assembramenti nei luoghi della movida. Cosa pensa della nuova restrizione?
«È passo in avanti verso un po' di ordine, perché i problemi c'erano già dal 4 maggio. Ora, però, al di là dei proclami, occorrono controlli serrati altrimenti gli avventori troveranno un luogo nascosto, una viuzza buia dove bere e tirar tardi».
Quindi crede che non basterà il nuovo provvedimento?
«È un inizio. E se non dovesse bastare l'amministrazione non deve temere di adottare la linea ancora più severa, inasprendo le misure».
Ovvero.
«Pensare, ad esempio, a un'ordinanza che valga anche solo per questo periodo della Fase 2. E che preveda la chiusura di tutti i bar e i locali a mezzanotte: riducendo l'orario i clienti sarebbero quasi costretti a tornare a casa. Il vero problema è la mancanza di educazione e di senso civico».
Una soluzione va trovata
«Certamente. Ma per tanto tempo ai frequentatori dei locali notturni è stato concesso tutto, ora, pretendere la fermezza è dura se non con un po' di repressione. Necessaria anche per il bene dei residenti delle zone della movida e della città intera. Noi abbiamo una paura».
Quale?
«Che i quartieri del divertimento diventino dei potenziali focolai di contagio man mano che l'estate avanza. Non possiamo permetterlo: già ci sono gruppi di persone che sono troppo vicino le abitazioni e noi abitanti temiamo di essere costretti a barricarci in casa, non potendo passeggiare in sicurezza o portare fuori il cane».

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Maggio 2020, 08:38
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