Fase 2, rivoluzione al mercato: «Ai banchi due clienti alla volta, transenne e termoscanner»

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di Simona Romanò
Mercati settimanali scoperti “recintati”, presidiati da steward e dotati di lampade a raggi ultravioletti per disinfettare l’aria e la merce. Nella Milano della Fase 2 le bancarelle, che riapriranno dal 4 maggio, non saranno più come una grande fiera, ma negozi a cielo aperto dove la spesa è in solitaria e no touch. «I mercati sono pronti a ricominciare in sicurezza con le norme anti-contagio. Aiuteranno le persone meno abbienti ad arrivare a fine mese, come hanno sempre fatto in passato, perché i clienti acquisteranno a buon prezzo», spiega Giacomo Errico, presidente dell’associazione ambulanti Confcommercio Milano (Apeca) e della federazione italiana venditori ambulanti (Fiva).
 
 

Come saranno allestiti i mercati al tempo durante la Fase 2?
«Saranno interamente transennati, con una “porta” d’ingresso e una di uscita. Perché la clientela sarà contingentata: due persone a bancarella; quindi, con 20 ambulanti, per esempio, ci saranno 40 clienti nell’area».
Come li accoglierete?
«Non possiamo abbracciarli, ma gli diremo che siamo tornati a servirli dopo che per troppe settimane siamo stati messi da parte, innescando una sorta di monopolio della grande distribuzione».
Quali regole adotterete?
«All’ingresso sarà provata la temperatura corporea e tutti dovranno indossare mascherina e guanti. All’interno ci saranno vigili e uomini della protezione civile, oltre a un “Covid manager” che sorveglierà per far rispettare le regole. Come la distanza di sicurezza fra clienti e venditori. Pensiamo a una riapertura in due fasi per tutti i 97 mercati di Milano». Ovvero?
«Prima gli alimentari, poi, dopo una settimana, le altre merceologie. A regime non sarà facile il distanziamento fra bancarelle: al vaglio ci sono tre ipotesi».
Quali?
«I banchi saranno lontani tre metri l’uno dall’altro, contro i 50 centimetri di prima, quindi, chiederemo di allestire postazioni più piccole. Oppure la turnazione, alternandosi ogni settimana».
E la terza idea?
«Se il Comune vorrà, potremmo allungare l’orario: metà bancarelle, selezionate per offrire tutti i prodotti, dalle 7 alle 14; l’altra metà dalle 14 alle 21».
Per l’igiene di indumenti e accessori in vendita?
«I clienti toccheranno solo la merce in esposizione. Per i vestiti chiederanno la taglia da provare in camerino. Poi, gli indumenti indossati e non acquistati saranno sanificati con lampade ai raggi Uv».
I mercati cambiano volto?
«Prima erano l’agorà dove i cittadini facevano compere e s’incontravano per passeggiare fra i banchi. Ora si reiventano, ma svolgeranno sempre una funzione sociale fondamentale».
Racconti.
«Il popolo dei mille euro al mese, il ceto medio che ha visto diminuire il potere d’acquisto con l’euro, gli anziani fragili del quartiere sono finora sopravvissuti facendo la spesa nei mercati settimanali. Per tutti loro devono ritornare. Gli esercenti hanno già incentivato il servizio a domicilio e lo potenzieranno maggiormente, consegnando a casa dalla frutta al pesce».
Cosa sperate?
«Di riappropriarci della nostra clientela, vendendo buoni prodotti al miglior prezzo».
Quali aiuti chiedete?
«Vogliamo innanzitutto riaprire, perché il fatturato è quasi azzerato da due mesi.
Gli ambulanti non vogliono vivere di sovvenzioni, ma la situazione è drammatica: chiediamo al governo finanziamenti a fondo perduto. E al Comune l’abbattimento della tassa del suolo pubblico e della tassa rifiuti».

Ultimo aggiornamento: Lunedì 27 Aprile 2020, 08:23
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