Il lockdown di Max Pisu: «Agli aspiranti comici dico: non abbiate vergogna di nulla. Fare lo scemo è bellissimo»

Il lockdown di Max Pisu. «Agli aspiranti comici dico: non abbiate vergogna di nulla. Fare lo scemo è bellissimo»

di Ferruccio Gattuso

«Non vedo l’ora di tornare a divertire e divertirmi, solo che al momento si possono fare due cose: fare progetti e incrociare le dita». Max Pisu è un veterano della comicità, dunque saprebbe alla perfezione come riportare il buon umore al pubblico. Attore, cabarettista, volto noto grazie a programmi televisivi come Zelig (lunare e meravigliosamente stordito il suo bravo ragazzo da oratorio Tarcisio), 56 anni da Legnano, che si porta appresso da sempre una vaga somiglianza con Jerry Lewis, ha sete di palcoscenico come tanti suoi colleghi.

Come sta vivendo questo periodo?

«Con pazienza ma anche con la fortuna di essere coinvolto in prove per un nuovo spettacolo. Tutto ovviamente seguendo strette regole sanitarie. Rispetto all’anno scorso, quando arrivò la botta, ora sappiamo come muoverci».

Di quale spettacolo si tratta?

«È una commedia molto divertente, dal titolo Pigiama per sei, adattamento di un testo francese di Marc Camoletti, per la regia di Marco Rampaldi. Nel cast con me ci sono anche l’amico e collega Antonio Cornacchione e Rita Pelusio. È una storia intricata di amori e fraintendimenti in un ambiente borghese, la si potrebbe definire un Beautiful alla francese».

Lo porterete in scena a Milano?

«Spero proprio di sì, Milano è Milano, e poi questa città mi ha dato tutto, dal mio esordio nel 1991 al locale La Corte dei Miracoli fino a Zelig. Per ora non sappiamo nulla riguardo alle tappe della tournée, se non che lo porteremo al Festival Teatrale di Borgio Verezzi, in agosto, per due date».

Progetti in tv?

«La tv generalista è cambiata nei confronti della comicità: faccio qualche ospitata, come recentemente a Quelli che il calcio, e poi, il 9 aprile, sarò sul canale Comedy Central col mio recital, un’ora di show».

Ci sarà ancora spazio per il suo mitico Tarcisio?

«A Tarcisio devo tutto, ma ogni personaggio ha la sua storia.

Talvolta lo faccio rivivere nei bis dei miei spettacoli».

Da dove nacque l’idea di un tipo così strambo ma poetico?

«Dall’oratorio, ovviamente. D’altronde io cominciai proprio lì, a Legnano: quando ti senti tagliato per lo spettacolo e sei giovanissimo, quello è il primo palco in provincia».

Come ha vissuto il primo lockdown?

«Professionalmente, male. Ero in ballo con due spettacoli: uno era La cena dei cretini, un grande classico, insieme a Nino Formicola; l’altro era Casalinghi disperati, divertente storia di sopravvivenza di quattro ex mariti separati intenti a trovare un equilibrio tra faccende domestiche e spesa al supermercato. Spero proprio che li riusciremo e riportare in scena».

E a casa?

«Io vivo a Legnano: tra le quattro mura di casa, in famiglia, ho letto molto e fatto progetti».

I social li ha sfruttati?

«Non sono un tipo da social. Ho accettato interviste in diretta su Instagram, e, lo scorso Natale, ho fatto qualche intervento comico su piattaforme come Zoom per eventi aziendali. Poca roba, però. Ora, in streaming, sto facendo corsi per giovani aspiranti comici, qualcuno anche per le scuole».

Qual è la prima regola che insegna?

«Agli aspiranti comici dico subito: non abbiate vergogna di nulla. Fare gli scemi, non essendo scemi, è bellissimo. Certo, la comicità è anche talento innato, istinto. Ma le regole per saper raccontare ci sono».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 1 Aprile 2021, 09:01
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