Covid in Lombardia, Galli: «I dati migliorano, ma Milano non è ancora pronta a diventare arancione»

Covid in Lombardia, Galli: «I dati migliorano, ma Milano non è ancora pronta a diventare arancione»

di Simona Romanò

«Stiamo attenti a non allentare troppo le restrizioni. Il bollettino fa sperare che sia stato raggiunto il plateau dei contagi, ma per la discesa della curva occorrono tempi più lunghi». Per l’infettivologo Massimo Galli, primario del Sacco e docente di malattie infettive all’università, «Milano e la Lombardia non sono pronte a diventare zona arancione» da venerdì. Come invece chiederanno le istituzioni lombarde.

Professore, perché è ancora così preoccupato?

«Non sono un pessimista di natura, anzi. Ma analizzo i dati ed è sotto gli occhi di tutti che occorre ancora prudenza».

Vediamo i dati. Diminuisce la percentuale tra positivi e tamponi, ma i decessi sono ancora tanti. Perché?

«Sono quelli che si sono infettati prima dell’istituzione della zona rossa e non ce l’hanno fatta. Con molta tristezza credo che i morti aumenteranno ancora, perché una parte dei pazienti che abbiamo in cura non ce la faranno. Quello dei decessi sarà l’ultimo dato a scendere, prima devono ridursi ricoveri e i casi che necessitano di terapia intensiva».

Nelle rianimazioni va meglio?

«Ahimè, dobbiamo interpretare il dato.

Purtroppo le terapie intensive si svuotano proprio per i decessi e non tanto per le guarigioni. Però, nel complesso, le rianimazioni sono meno sature di pazienti gravi».

La zona rossa è stata efficace?

«Le misure funzionano abbastanza per contenere la corsa del Covid, ma dobbiamo mantenerle ancora un po’».

La Lombardia punta all’arancione fra tre giorni. Cosa ne pensa?

«Non voglio apparire antipatico, ma non sarebbe una mia scelta retrocedere nella zona arancione. Perché i dati non sono così consolidati».

Cosa accadrà a dicembre e nelle festività natalizie?

«Non ho la sfera magica, ma che ci piaccia o memo non può essere il Natale di sempre. Per renderlo più sereno dovremmo stringere ancora i denti con restrizioni rigide fino la prima settimana di dicembre; poi, aprire gradualmente le attività che non implicano affollamenti e scaglionare le presenze ovunque. Il coprifuoco alle 22 deve restare quasi fino a Natale».


Ultimo aggiornamento: Martedì 24 Novembre 2020, 09:28
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