Un mistero lungo quasi 50 anni, quello relativo alla morte della brigatista Margherita, detta Mara, Cagol, uccisa in un conflitto a fuoco, insieme all'appuntato dei carabinieri Giovanni D'Alfonso. Era il 5 giugno del 1975 e i due morirono nella sparatoria, nata durante la concitata liberazione dell'imprenditore Vittorio Vallarino Gancia, sequestrato il giorno prima dalle Brigate Rosse.
Il sequestro di persona è storicamente ritenuto il primo crimine di questo tipo operato dalle Br a scopo di autofinanziamento. 47 anni dopo quel conflitto a fuoco nell'alessandrino, gli inquirenti potrebbero aver trovato una nuova pista alla ricerca della giustizia.
Rossella Corazzin, uccisa dopo i riti satanici: nuova pista porta al Mostro di Firenze
Verità vicina?
Alcuni ex membri delle Br sono stati interrogati a Milano, in seguito agli accertamenti scientifici condotti dai carabinieri del Ris di Parma, che hanno analizzato con le più moderne tecniche, i reperti sequestrati all'epoca della sparatoria.
Donato Carrisi: «Il mio serial killer? Svelo la solitudine da cui nasce il male». Mistero sul cast
«È una questione di giustizia e di verità storica. Anche per onorare la figura di mio padre, un eroe che diede la vita per le istituzioni», ha detto d'Alfonso dopo aver presentato l'esposto. Ora le indagini sono affidate ai carabinieri del ROS e coordinate dai magistrati del pool sul terrorismo della Procura di Torino e dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 27 Ottobre 2022, 09:38
© RIPRODUZIONE RISERVATA