Testimonianza choc: «Mia mamma è morta a 68 anni, perché il vaccino è arrivato tardi». La lettera denuncia a Regione Lombardia.

Denuncia choc: «Mia mamma è morta a 68 anni, perché il vaccino è arrivato tardi». La lettera contro la Regione Lombardia

di Simona Romanò

«Quale priorità avete riconosciuto e garantito ai fragili curati al proprio domicilio? Ve lo dico io. Nessuna. Questi malati invisibili voi li siete dimenticati». Sono le dure parole che la giovane avvocatessa Carla Condorelli indirizza alle istituzioni lombarde, in particolare al governatore Attilio Fontana, agli assessori Letizia Moratti (Welfare) e Alessandra Locatelli (Disabilità). A loro ha inviato una lettera-appello choc, carica di dolore e di rabbia, raccontando la storia di sua mamma, Marina Bonanno. «Mia madre, 68 anni appena, era affetta da una gravissima malattia neurodegenerativa, una forma atipica di Parkinson e per questo era stata dichiarata disabile grave».


Lo scorso 25 marzo mamma Marina si ammala del temibile virus, probabilmente contagiata dalla badante. «Da quel momento, l’intera rete di aiuti a supporto di mia madre è venuta meno a causa dell’isolamento domiciliare imposto dalla positività - ricorda la figlia - Certo, perché naturalmente un soggetto positivo deve rimanere in quarantena e a nessuno verrebbe in mente di recarsi nella tana del lupo. Ma, mi chiedo (e soprattutto vi chiedo): questo rigido isolamento va osservato anche laddove il soggetto positivo al Covid sia un soggetto disabile?». 

Solo il medico di famiglia segue la signora nelle cure domiciliari, finché è possibile.
Purtroppo Marina non riesce a sconfiggere il virus e muore. «Mia madre è morta l’11 aprile 2021 perché il Covid ha avuto la meglio su un sistema immunitario già messo a dura prova. È stata ricoverata in extremis e noi non l’abbiamo più rivista. Ci hanno restituito solo la fede e la tessera sanitaria. Un addetto in ospedale ci ha comunicato che i suoi vestiti e la coperta che aveva con sé sono stati “smaltiti”». Il dolore è insopportabile.

E si aggiunge l’amarezza.


«Oggi - prosegue la figlia - sono costretta a leggere sulle pagine di tutti i giornali e di tutti i social manifestazioni di compiacimento e soddisfazione, da parte vostra, per gli “straordinari” passi in avanti che finalmente starebbe facendo la campagna vaccinale in Lombardia. In tutta onestà: state semplicemente svolgendo il vostro lavoro e il vostro dovere, con colpevole e imperdonabile ritardo».


La lettera di Carla Condorelli termina con un appello: «Affrettatevi, fate di più e fate meglio perché quello che è successo a mia madre non debba succedere a nessun altro».
 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 20 Maggio 2021, 21:26
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