Letizia Moratti in corsa per la Regione: «Voglio essere il sindaco della Lombardia»

La candidata civica del Terzo Polo: "Sono fuori dagli schieramenti, governerò senza idee preconcette"

Regionali Lombardia, Letizia Moratti: «Voglio essere sindaco della Lombardia»

di Simona Romanò

«Saprò governare senza idee preconcette, perché sono fuori dagli schieramenti di destra e di sinistra». Letizia Moratti, candidata alle regionali con la lista “Letizia Moratti presidente” e l’appoggio del Terzo Polo, ha le idee chiare. «Io voglio essere il sindaco della Regione e, quindi, di tutti i lombardi, più vicina alle persone, capace di ascoltarle e di accogliere i suggerimenti utili da chi vive quotidianamente le problematiche».

Sei giorni al voto. Come si sente?

«Molto bene. Alla fine di questa settimana avrò percorso circa diecimila chilometri con il mio pullman. Le sensazioni sono positive, ho incontrato tante persone che mi hanno dato una carica eccezionale e mi hanno chiesto di dare una svolta, perché finora hanno sentito la Regione come un interlocutore distante, a volte addirittura assente. C’è voglia di ripartire con una marcia diversa, io sono pronta».

Letizia Moratti farà perdere la Lombardia al centrodestra dopo 28 anni?

«Vinceranno la Lombardia e i lombardi ai quali la politica non ha finora offerto strategia, competenza e capacità. Governerò la Regione che amo in modo innovativo e concreto».

Qual è il suo piano per migliorare Trenord?

«La linea è chiara: mettere a gara il servizio. Dove è stato fatto, come in Germania e Francia, i costi sono diminuiti del 30% e il servizio è migliorato. E attenzione: non si tratta di privatizzare. Le gare devono avere come obiettivo quello di un’efficace organizzazione interna della futura azienda, che gestirà il trasporto ferroviario Lombardo, così da avere risultati positivi in termini di qualità e puntualità del servizio, per andare incontro ai bisogni dei pendolari. Il tutto avverrà tutelando i lavoratori».

La nuova riforma della Sanità porta il suo nome. Come pensa di portarla avanti?

«C’è da completare il percorso avviato con le liste d’attesa e con le Case di Comunità che, insieme alle farmacie, sono il primo presidio sanitario sul territorio e sono realtà preziose per garantire un’assistenza completa, sia sociale che sanitaria».

Poi?

«Sui ricoveri oncologici, per esempio, prima del mio arrivo, erano operate in ritardo 40 persone su 100. Dopo la mappatura, da me voluta, su patologie e strutture, siamo “risaliti” all’80% e, in questi mesi, abbiamo superato l’85%. Ma voglio arrivare al 100%. Sui ricoveri non oncologici e sulle prestazioni diagnostiche ambulatoriali, invece, i risultati si stanno vedendo ora.

Dobbiamo proseguire su questa strada, perché è una questione di equità sociale: una sanità pubblica, accessibile a tutti».

Per Aler pensa a una rivoluzione? E per riportare legalità nei cosiddetti “buchi neri”, come in via Gola?

«Il tempo delle occupazioni abusive deve finire una volta per tutte e nelle case popolari devono regnare ordine e legalità. Appena saremo al governo procederemo a un rapido monitoraggio, per poi passare all’azione. Va potenziata, per esempio, la figura del custode sociale, che segnala le criticità e dialoga con gli abitanti, oltre alla presenza della Polizia locale. Inoltre, sono fondamentali le manutenzioni, perché le case devono avere la dignità di essere chiamate tali; e le politiche di “mix abitativo” con la presenza, tra gli inquilini, di infermieri, studenti, poliziotti».

Le sue priorità?

«L’aggressione delle liste d’attesa nella sanità, la crescita di imprese e lavoro, la sicurezza, la bonifica ambientale di alcune aree, il raddoppio degli investimenti in cultura».

Tre aggettivi per la “sua” Lombardia.

«Concreta, dinamica e tenace. Come me».

Il gioco della torre: butta giù Majorino o Fontana?

«Entrambi. Fontana, perché non ha avuto il coraggio di presentare un bilancio di fine mandato, rifiutando di confrontarsi, a viso aperto, con me. Majorino, perché è impegnato, più che altro, a plasmare il Pd ai 5 Stelle con il congresso di partito, non avendo un’idea di come governare la Regione».

La partita è aperta?

«Apertissima. Secondo i nostri sondaggi, abbiamo un consenso molto consistente. Certo, in questi giorni, è fondamentale il passaparola di tutti».

La preoccupa l’astensionismo?

«Deve preoccupare tutti, perché significa che le persone, giovani e meno, non si riconoscono più nella proposta politica e nella contrapposizione destra-sinistra».

Qualche rito scaramantico o portafortuna nel rush finale?

«C’è la rana Gilda, la mascotte diventata virale. Il nome arriva da mia figlia, che chiama così tutti i suoi animali. Ha un doppio valore simbolico: la rana si adatta a tutti gli ambienti e guarda sempre avanti. In più, le hanno realizzate i ragazzi di San Patrignano e in tanti le stanno acquistando sul sito della comunità: è una campagna elettorale dove si fa anche del bene».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Febbraio 2023, 09:04
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