Jessica uccisa a 19 anni, la ragazza chiese aiuto al 112 una settimana prima: «Garlaschi mi fa paura»

Jessica uccisa a 19 anni, la ragazza chiese aiuto al 112 una settimana prima: «Garlaschi mi fa paura»
MILANO - Jessica Faoro una settimana prima di morire chiese aiuto al 112 denunciando chiaramente di avere «paura», dopo le proposte di «giochi erotici» e i tentativi di approccio sessuale, di Alessandro Garlaschi, il tranviere ora in cella, per averla uccisa con 85 coltellate nel suo appartamento di via Brioschi a Milano dove ospitava la ragazza in cambio di lavori domestici.

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A testimoniare la situazione in cui si trovava la giovane che aveva cercato di lanciare un 'sos', sono i brogliacci delle telefonate da lei fatte la sera dell' 1 febbraio scorso e che adesso sono tra gli atti depositati dalla Procura in vista dell'apertura, in calendario il prossimo 7 novembre, dell'udienza preliminare per il 40enne accusato di omicidio aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, oltre che di vilipendio di cadavere per aver bruciato una parte del corpo della giovane. Dalle carte viene a galla che la 19enne fece una prima chiamata andata a vuoto, alle 0.26. Un minuto dopo, riuscita a mettersi in contatto con le forze dell'ordine per un loro intervento, spiegò che «lui» le aveva chiesto «di fare giochi erotici, di fare tutte queste cose qui», e che le aveva pure «cercato di mettere le mani addosso» la sera stessa. Dopo di che, prosegue la telefonata, disse di essere immediatamente uscita di casa e di «avere paura» a varcare di nuovo la porta in quanto, dopo aver provato a rientrare per prendere «alcune cose lui ha spento le luci..., io ho preso paura ...e sono dovuta scappare».

Infine precisò di attendere in una via vicina qualcuno delle forze dell' ordine che le prestasse soccorso. Ma qualche minuto dopo, alle 0.46, Jessica chiamò ancora mentre stava attendendo l'arrivo delle forze dell'ordine «perchè è successo un fatto...». Voleva un'ambulanza, disse, poiché si sentiva male, le girava la testa, le veniva «da cadere» e aveva «un pò di attacchi di panico».

Poi all'1.10, dopo essersi di nuovo spostata in via Brioschi, ritelefonò insistendo per andare in ospedale, al San Paolo, perchè temeva di avere la febbre e che le cedessero le gambe per quel che era accaduto poco prima mentre al contempo erano arrivati i carabinieri. Carabinieri che, come emerge in una annotazione di polizia giudiziaria datata 7 febbraio 2018, e anch'essa depositata agli atti, sono arrivati una decina di minuti prima dell' una di notte.

Nel loro documento, però si dà una versione meno allarmante rispetto alle telefonate.
Gli agenti spiegarono, emerge dall' atto, che Jessica non voleva restare più nell' appartamento di Garlaschi perché quella sera lui «le aveva accarezzato un braccio mentre lei riposava, spaventandola», e le aveva raccontato di aver avuto in passato rapporti occasionali con altre donne e della relazione ambigua con quella che lui sosteneva essere sua sorella ma che in realtà era la moglie. Precisarono, inoltre, di essere entrati nell'abitazione dell'uomo con la ragazza, la quale, per poter prendere i suoi effetti personali il giorno successivo si sarebbe messa d'accordo con il tranviere che le avrebbe lasciato le chiavi dell' appartamento, dopo di che la 19enne si sarebbe allontanata in bicicletta. Appartamento dove però è poi ritornata e sette giorni dopo è stata uccisa

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 31 Ottobre 2018, 23:14
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