Irene Grandi domani al Blue Note: «E adesso riparto dal blues, voglio rigenerarmi»

Irene Grandi domani al Bue Note: «E adesso riparto dal blues, voglio rigenerarmi»

di Ferruccio Gattuso

Ferruccio Gattuso Il momento giusto, il posto giusto. Irene Grandi si fa blues e, a ben pensarci, la metamorfosi è solo in apparenza insolita. Col suo piglio genuino, la sua istintiva ricerca di soddisfazione musicale («non sono fatta per i riti tv, a me piace il palco») e, infine, col calendario stravolto dalla pandemia, è stato naturale per la cantante toscana buttarsi in un esperimento live rigeneratore. Eccola dunque al Blue Note domani per un doppio concerto dal repertorio nazionale e internazionale colorato di “nero”.

Com’è nata l’idea di un live blues? «

È stata una scelta maturata in questi mesi difficili di pandemia e lockdown. Io e i miei musicisti Saverio Lanza alla chitarra, Piero Pistilli al basso e Fabrizio Morganti alla batteria eravamo irrequieti, c’era la frustrazione di aver dovuto interrompere la tournée nei club pensata dopo il Festival di Sanremo 2020».

La cura è stata il blues.

«È un genere musicale di nicchia ma il suo influsso si sente in tutta la musica moderna. Ti dà una libertà espressiva unica: puoi allungare e accorciare i brani, a seconda di come ti senti ispirato quella sera. E ha sempre fatto parte di me: da ragazzina nei locali cantavo Shade, Tracy Chapman, Pino Daniele, artisti influenzati in qualche modo dal blues. In quel benedetto post Sanremo 2020 con la band avevamo studiato una cover di I Just Want To Make Love To You di Etta James, una grande del blues. Insomma, mi sentivo pronta. Ad aiutarci poi c’è un grande organista blues come Pippo Guarnera: lui ha suonato negli Stati Uniti con i bluesmen, ed è un virtuoso dell’organo hammond, che è un marchio di fabbrica di questo genere musicale».

Che effetto le fa approdare al Blue Note di Milano?

«Posto giusto nella città giusta: Milano mi è sempre piaciuta per come sa cambiare e rinnovarsi.

Questo mio progetto nasce proprio dall’idea di rinnovarsi, per reagire al blocco della pandemia. Mi fa pensare che da questa scelta possano nascere ispirazioni per i prossimi lavori discografici che farò. Magari nascerà qualcosa che, seppure pop, avrà dento questi colori blues».

Tra l’altro non si tratta di una tantum: il suo live Io in Blues, come l’ha chiamato, dura da tutta l’estate.

«Il 2 ottobre ho ricevuto a Faenza il Premio MEI Meeting delle Etichette Indipendenti per questa mia scelta radicale. È stata una soddisfazione».

Che repertorio farà?

«Brani degli artisti che ho appena citato, cui vanno aggiunti Mina, della quale canto E poi, un brano degli anni 60, Lucio Battisti, Prince. C’è anche una versione più cruda e blues di Personal Jesus dei Depeche Mode. E poi spazio anche per qualche mio brano riletto in blues: come Lasciala andare».

Tornerà in studio a fare dischi?

«I miei fan lo chiedono, e succederà. Però mi tenta anche il teatro, recitare. Chissà, penso che sarei adatta a un musical».

I talent show in tv non fanno per lei?

«Non li ho mai amati. Né io, né la mia band, né il mio team di lavoro. Vedi quei giovani, decisamente acerbi e che hanno suonato poco nei locali, catapultati su palchi. Lì dentro, la maggior parte scompare. Non mi piace di avere responsabilità su di loro». 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 15 Ottobre 2021, 06:20
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