Faida e agguati tra trapper, Simba La Rue contro Baby Touché: 9 arresti a Milano. Le intercettazioni choc

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Da Simba La Rue a Baby Touché. Una faida tra gruppi di trapper è finita in un blitz con 9 arresti a Milano, dove i carabinieri hanno eseguito un'ordinanza di custodia in carcere a carico di 9 persone per gravi fatti di violenza in un contesto di rivalità tra gruppi di cantanti. L'inchiesta è del pm Francesca Crupi e il provvedimento è stato firmato dal gip Guido Salvini.

Il rapper Simba La Rue accoltellato in un agguato: è grave ma non rischia la vita


Tra i destinatari c'è Simba La Rue, all'anagrafe Mohamed Lamine Saida, ventenne nato in Tunisia, accusato, tra l'altro, di sequestro di persona e lesioni su Baby Touché (vero nome Mohamed Amine Amagour), che il 9 giugno fu picchiato e tenuto dentro un'auto per 2 ore con tanto di video postati sui social. Simba, poi, a metà giugno subì un agguato e fu ferito a coltellate a Treviolo. Su questo caso indagano i pm di Bergamo.

L'ordinanza cautelare riguarda nove presunti componenti, tra cui una ragazza di 20 anni della banda di Simba La Rue. In particolare, a Simba e altri cinque viene contestato un episodio di rapina ai danni due giovani del gruppo di Baby Touché, che sarebbero stati pestati e colpiti anche con un coltello il primo marzo scorso per rubargli un portafoglio e un cellulare. Un fatto che, stando agli accertamenti, sarebbe stato una risposta ad un'altra aggressione subita da un ragazzo del gruppo di Simba.

 

 

L'aggressione choc a Baby Touché

Sempre Simba con altri tre, tra cui il suo manager 24enne, avrebbe preso parte al sequestro ai danni di Touché, ' trapper' padovano: l'avrebbero accerchiato in via Boifava a Milano, preso a calci e pugni e poi l'avrebbero caricato su una macchina. Sarebbe stato tenuto lì dentro per due ore, mentre sul suo account Instagram, ma anche su quello dei suoi aggressori, venivano pubblicati i video di quanto stava succedendo, con tanto di viso sanguinante e tumefatto del giovane, insulti e parole di dileggio. Era stato, poi, liberato a Calolziocorte, nel Lecchese.

Gli arresti sono stati eseguiti tra Bergamo, Como e Lecco per accuse, a vario titolo, di sequestro di persona, rapina e lesioni aggravate. Il blitz di stamani è scattato nell'ambito di un'inchiesta, condotta dai carabinieri della Compagnia di Milano Duomo, in cui è stata accertata una acerrima rivalità tra gruppi di giovani ' trapper', spesso di origine straniera o di 'seconda generazione' e con tantissimi follower su Instagram. Contrasti che da mesi ormai a Milano hanno portato a diversi episodi di aggressioni, spesso spettacolarizzate e pubblicizzate sui social.

 

Le due bande di ' trapper', che fanno capo a Simba La Rue e Baby Touché, sono «governate da regole di fedeltà reciproca e di omertà» e si sono rese «protagoniste di reiterati episodi di violenza» seguiti «all'aspra conflittualità determinata dalle rivalità nella diffusione delle rispettive produzioni musicali», si legge nelle carte, scrive l'agenzia ANSA. Le bande, secondo le indagini, agirebbero come delle 'gang' e per ottenere una supremazia sulle altre sia a Milano che in altre città. Anche l'agguato di metà giugno a Simba La Rue in provincia di Bergamo era stato rivendicato sui social da uno dei giovani della banda di Baby Touché.

Gip: si ispirano ai tumulti nelle banlieue

«Molti trapper anche milanesi sono di origine nordafricana, anche di seconda generazione, e le loro manifestazioni violente si ispirano in qualche modo ai tumulti che avvengono nelle banlieue francesi», scrive il gip di Milano Guido Salvini nell'ordinanza. A quanto si è saputo, nelle perquisizioni di stamani a Simba è stata trovata anche una pistola calibro 6.35 con quattro proiettili. Sempre dall'ordinanza viene a galla il «racconto», che era già presente su canali social, «dell'episodio che ha dato origine ai motivi di scontro tra le due gang in conflitto», quella di Simba e l'altra di Baby Touché. Ci fu, scrive il gip, «una iniziale pesante aggressione verbale subita dal trapper padovano» Touché, «mentre si trovava a Milano, in zona corso Como, aggressione posta in essere da Simba La Rue ed altri appartenenti al suo gruppo, che avrebbe generato questa 'guerra' tra bande».

I giovani «che aggrediscono, nel giro di pochi giorni diventano quelli aggrediti, in una spirale di aggressioni-ritorsioni-aggressioni che si autoalimenta e che non appare altrimenti arrestabile e che con il passare del tempo produce crimini sempre più cruenti e pericolosi», scrive il gip. Tutto il «meccanismo pubblicitario costruito intorno ai comportamenti e alle azioni delle bande, attraverso le canzoni, i video e i social network», spiega il giudice, «punta all'imitazione e alla glorificazione delle azioni delittuose moltiplicando gli effetti pericolosi delle azioni stesse».

La «dimensione sociale» in cui si muovono li ha portati «a una totale astrazione dalla realtà, che impedisce loro di percepire il disvalore ed il peso delle azioni criminose» e questa «continua sfida ad alzare sempre la posta in gioco, le continue ed improvvise ritorsioni, imprevedibili e 'spettacolarì, sono ormai fortemente pericolose per la sicurezza pubblica» in una «dinamica di 'giustizia privatà, realizzata con armi, minacce sui social, avvertimenti ed aggressioni spettacolari». Il fatto che «gli autori dei reati, e più in generale, gli appartenenti alle bande rivali, siano molto conosciuti e seguiti sui social network», dove annunciano anche «i prossimi 'obiettivi', rischia di portare numerosi ragazzi anche di giovanissima età a considerare 'normalì le azioni criminose poste in essere dagli esponenti delle gang».

I follower hanno «seguito con coinvolgimento le evoluzioni della faida e hanno creato delle vere e proprie 'fazioni' di sostegno all'uno o all'altro gruppo, scontrandosi nei commenti e alzando ancor di più il livello di scontro».

Uno degli arrestati: «Lo abbiamo ferito bene, era pieno di sangue»

«Lo abbiamo aperto bene, era pieno di sangue eh ... visto?». Così Christopher Alan Momo, 23 anni e uno dei 9 giovani finiti in carcere per gli episodi di violenza nella «guerra» tra ' trapper' a Milano, parlava in un'intercettazione della rapina del primo marzo scorso ai danni di due ragazzi del gruppo di Baby Touché. Poco prima delle tre di quella notte Momo e Fabio Carter Gapea, 25 anni, nato a Palermo e anche lui in carcere da oggi, erano saliti a bordo di un'auto, riassume il gip, «ansimando e intrattenevano una conversazione» dalla quale «emergeva inequivocabilmente il fatto che l'aggressione» era stata «portata a termine con successo dal gruppo».

Oltre a loro due e al presunto capo della banda, il trapper Simba La Rue, sono stati arrestati anche Marco Locatelli, bergamasco di 22 anni, Pape Ousmane Loum, 24 anni nato in Senegal, Ndiaga Faye, 25 anni e nato in Senegal, Chakib Mounir detto 'Malippa', 24 anni e manager di Simba, la ventenne Sara Ben Salha, nata a Monza, Mevljudin Hetem, 19 anni e di origine macedone. In un'altra intercettazione del 19 febbraio scorso Gapea diceva: «sai come stavamo piangendo adesso se avevamo dietro il ferro (pistola, ndr)». E Momo: «ci prendevano tutti .... stavano venendo qui altre tre macchine». Ancora Gapea: «oggi abbiamo rischiato di brutto frate, se io portavo il ferro .... abbiamo sfiorato l'arresto bro». In un'altra conversazione la ragazza di 20 anni raccontava «di essersi fatta male, durante l'aggressione» e spiegava che la vittima, ferita, si era appoggiata «a lei e all'altra ragazza presente, sporcandole di sangue» e aggiungeva: «il suo sangue, fi.., volevo spalmarmelo in faccia il suo sangue di mer..».

Nelle indagini i carabinieri hanno perquisito anche l'abitazione di un minorenne, accusato in concorso di rapina e lesioni per l'episodio di via Settala, a Milano, del primo marzo scorso ai danni di un 22enne italiano e di un 27enne pugile tunisino, vicini al gruppo capeggiato da Baby Touché. Le indagini sono passate per le analisi dei tabulati telefonici e di decine di profili social dei personaggi coinvolti. Il movente della prima rapina, spiegano gli investigatori, era legato ad una precedente aggressione contro un componente del gruppo di Simba La Rue, che il 14 febbraio scorso, mentre si trovava vicino alla stazione di Padova, era stato «circondato e ripetutamente colpito da una decina di giovani».

Il minorenne indagato era già stato arrestato nelle scorse settimane perché «destinatario di un ordine di esecuzione per la carcerazione» per scontare «una pena di 1 anno e 4 mesi per tentata estorsione, rapina, atti persecutori e minaccia». Sono stati denunciati anche altri due «appartenenti al gruppo di Simba La Rue per porto di armi od oggetti atti ad offendere e detenzione abusiva di armi e munizioni». Nel corso di un controllo in strada avevano nell'auto un coltello e una pistola 'scacciacanì «priva del tappo rosso con 16 munizioni».

«A Milano siamo in war zone»

«Comunque a Milano se dobbiamo girare, adesso stiamo attenti fra, perché adesso siamo entrati in una 'war zonè con quelli di Padova frate». Così parlava intercettato lo scorso primo marzo Fabio Carter Gapea, 25 anni, uno dei nove giovani finiti in carcere. Tra l'altro, nell'ordinanza firmata dal gip Salvini viene chiarito che la banda capeggiata da Simba La Rue avrebbe anche un altro presunto capo, suo amico, il noto rapper ventenne Zaccaria Mouhib (non destinatario di misura cautelare), in arte Baby Gang, già noto alle cronache e che di recente era finito in carcere in un'inchiesta su alcune rapine, ma poi scarcerato per assenza di prove.

Nelle 'guerrè tra trapper si può inserire un altro fatto di inizio anno che aveva destato allarme a Milano: la sparatoria dell'8 gennaio in piazza Monte Falterona, quartiere San Siro. Per quell'episodio nei mesi scorsi è stato condannato a 2 anni e 3 mesi Islam Abdel Karim, rapper 32enne noto come 'Kappa_24K', accusato di «detenzione e porto sulla pubblica via di arma da sparo ed esplosione in aria di più colpi» e che doveva essere il vero obiettivo della sparatoria. A 8 anni è stato condannato il pregiudicato per fatti di droga Carlo Testa, 51 anni, che colpì un egiziano quella sera. Testa, secondo le indagini, aveva cambiato fronte passando al gruppo di piazza Prealpi (diverso da quello di '24K'), di cui farebbero parte appunto i rapper Rondo da Sosa, Simba la Rue e Keta (non indagati per questa sparatoria).

Inoltre, dalle intercettazioni dell'ordinanza risulta che la 20enne Sara Ben Salha, anche lei finita in carcere, nel caso dell'aggressione con rapina ai danni di due componenti del gruppo di Baby Touché «era stata incaricata di attirare» una delle due vittime «con la scusa di un appuntamento 'galantè, presso un locale non meglio precisato a Milano, al fine di rendere possibile l'agguato ai suoi danni». Sempre la giovane, poi, scrive il gip, «ha dimostrato di sapere depistare le indagini» sin dal loro «inizio in quanto agli agenti», che erano intervenuti in via Settala, aveva dichiarato «astutamente e falsamente di essere stata una vittima dell'aggressione poiché il gruppo puntava anche ad impadronirsi della sua borsetta e ha indicato un colore delle autovetture a bordo delle quali gli aggressori erano giunti diverso da quello reale al fine di renderne più difficile l'identificazione». Infine, per il gip, «il grave accoltellamento» subito da Simba La Rue in provincia di Bergamo il 16 giugno (fu ricoverato in gravi condizioni), «rivendicato sui social da uno dei membri della banda di Baby Touché» può essere «letto come la ritorsione all'aggressione perpetrata in danno di quest'ultimo», ovvero il sequestro del 9 giugno.


Ultimo aggiornamento: Sabato 30 Luglio 2022, 09:18
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