Fratelli gemelli colpiscono la sorella con ascia e coltello, poi chiamano i soccorsi. Condannati a tre anni

I due fratelli, all'epoca dei fatti 17enni, avrebbero avuto intenzione di uccidere la sorella ed i genitori, ma non hanno portato il loro piano fino in fondo

Fratelli gemelli colpiscono la sorella con ascia e coltello, poi chiamano i soccorsi. Condannati a tre anni

di Redazione web

Due fratelli gemelli, allora 17enne, con un'ascia in mano ed un coltello, tentarono di uccidere la sorella più grande, 22 anni, in casa a Polaveno, in provincia di Brescia. L'accusa chiedeva sei anni di prigione, per tentato omicidio aggravato da premeditazione, futili motivi e parentela, ma il giudice li ha condannati a poco più di tre anni, per effetto dello sconto di pena motivato dal rito abbreviato, scrive Il Giorno.

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Aggressione di notte

Secondo i legali difensori, infatti, i due ragazzi avrebbero frenato volontariamente la loro aggressione, si sarebbero fermati prima dell'irreparabile e chiamato i soccorritori. Quella notte del 19 febbraio dello scorso anno, i gemelli sono entrati in casa della sorella, che stava dormendo e l'avrebbero colpita più volte, ma la prontezza di riflessi della ragazza le ha permesso di salvarsi la vita, pur costretta a sottoporsi nei mesi successivi a diverse operazioni chirurgiche e riabilitazione.

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Ravveduti in carcere

Dopo il grave ferimento, i due hanno preso 200 euro dal portafoglio del padre e sono fuggiti via, per poi essere fermati dai carabinieri poco più tardi.

Nel processo, i due imputati erano contrapposti alla sorella ferita mentre il padre e la madre dei tre figli erano nel mezzo, nel tentativo di difendere gli uni e gli altri. «Aver saputo che la pena è contenuta li ha rasserenati, vedono più vicino la scarcerazione e il ritorno alla normalità, da loro auspicato» ha spiegato il legale dopo la lettura della sentenza.

Piano diabolico

I due giovani si erano avventati sulla sorella dormiente, ma durante gli interrogatori avevano confessato il loro piano: uccidere anche i genitori. In carcere, uno a Firenze, l’altro al Beccaria di Milano, secondo i legali difensori avrebbero preso coscienza di quanto fatto, ed iniziato un percorso di studi e rieducazione.


Ultimo aggiornamento: Sabato 11 Febbraio 2023, 15:02
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