Fontana indagato in inchiesta camici: «Tentato bonifico al conto del cognato». La replica: «Sono certo dell'operato della Regione»

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«Da pochi minuti ho appreso con voi di essere stato iscritto nel registro degli indagati. Duole conoscere questo evento, con le sue ripercussioni umane, da fonti di stampa». Lo ha scritto nella tarda serata di ieri su Facebook il governatore Attilio Fontana, dopo la notizia dell'indagine a suo carico nella vicenda della fornitura di camici alla Regione da parte della società Dama, gestita da suo cognato Andrea Dini e di cui sua moglie detiene il 10% delle quote. «Sono certo dell'operato della Regione Lombardia che rappresento con responsabilità», ha aggiunto Fontana.

Ci sarebbe un tentato versamento alla Dama spa da un proprio conto in Svizzera, sul quale nel 2015 aveva fatto uno «scudo fiscale» per 5,3 milioni, dietro l'iscrizione nel registro degli indagati del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, per il caso dei camici. Il reato ipotizzato, secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, è quello di «frode in pubbliche forniture».

Il 19 maggio, quattro giorni dopo una generica intervista di Report, Fontana cercò di fare un bonifico per arginare quello che il quotidiano definisce «il rischio reputazionale» insito nei 75.000 camici e 7.000 set sanitari venduti per 513.000 euro alla Regione il 16 aprile dalla società Dama spa del cognato Andrea Dini e (per il 10%) della moglie Roberta.

Secondo la ricostruzione del Corriere, il governatore lombardo tentò di bonificare alla Dama 250.000 euro, cioè gran parte del mancato profitto al quale il cognato sarebbe andato incontro facendo l'unilaterale gesto di tramutare in donazione alla Regione l'iniziale vendita dei 75.000 camici e di rinunciare a farsi pagare dalla Regione i 49.353 camici e 7.000 set già consegnati.
La milanese Unione Fiduciaria, incaricata il 19 maggio da Fontana del bonifico, secondo Il Corriere bloccò il pagamento perché in base alla normativa antiriciclaggio non vedeva una causale o una prestazione coerenti con il bonifico, disposto da soggetto «sensibile» come Fontana per l'incarico politico. E così la fiduciaria fece una «Sos-Segnalazione di operazione sospetta» all'Unità di informazione finanziaria di Banca d'Italia, che la girò a guardia di finanza e Procura.

Ultimo aggiornamento: Sabato 25 Luglio 2020, 13:01
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