Flavio La Manna, guardia giurata suicida dopo aver investito e ucciso un motociclista. Amici e colleghi: «Perché l'hai fatto?»

Flavio, guardia giurata suicida dopo aver investito e ucciso un motociclista. Amici e colleghi: «Perché l'hai fatto?»

di Enrico Chillè
Un senso di colpa troppo pesante, che l'ha spinto al suicidio. Ci sono tante comunità e famiglie sconvolte per la drammatica vicenda di Flavio La Manna, la guardia giurata di 26 anni che all'alba di ieri si è tolto la vita sparandosi in testa dopo aver investito e ucciso un motociclista a Milano.

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L'incidente era avvenuto intorno alle 4 della notte tra martedì e mercoledì, all'incrocio tra piazza Emilia e corso XXII marzo: Flavio La Manna, che era passato col rosso, aveva centrato in pieno lo scooter condotto dal 65enne Aristide Dentice, pensionato originario di Torre del Greco (Napoli) ma residente in Lombardia da tanti anni. Dopo essersi reso conto delle disperate condizioni dell'uomo, Flavio, che avrebbe compiuto 27 anni il prossimo 3 dicembre, ha deciso di spararsi con la pistola di servizio.

Sul suo profilo Facebook, Flavio La Manna mostrava felice tutte le proprie passioni: dal softair al rally, fino al lavoro di guardia giurata, che conduceva con un grande senso di responsabilità. Forse è stato proprio quello che gli ha impedito di sopportare il peso del senso di colpa per quanto accaduto, ma ora la sua famiglia, residente a Mazzarino (Caltanissetta), insieme agli amici e ai colleghi, non riesce a spiegarsi l'accaduto.

«Perché l'hai fatto?», si chiedono in molti. Ma c'è anche chi prova a darsi una risposta: «Per arrivare a tanto, dovevi davvero esserti sentito disperato, senza una via d'uscita. In quel momento forse avresti dovuto avere qualcuno accanto per avere un po' di conforto, invece eri solo». Ci sono poi i colleghi, anche coloro che non conoscevano Flavio personalmente, che provano a spiegare le ragioni del dramma: «Il nostro è un lavoro duro, usurante e non tutelato. Basta un nulla e puoi vederti ritirato decreto e porto d'armi in un batter d'occhio, con la conseguenza di non poter più lavorare. Ecco perché posso tentare di teorizzare cosa l'abbia portato a compiere un gesto così estremo e brutale contro se stesso».

Ci sono poi i colleghi che con Flavio avevano lavorato. Il Giorno riporta alcuni pensieri, come quello di Matteo: «Eravamo entrati insieme dopo aver fatto il colloquio per l'assunzione. Una mattina ti dissi che stavo andando a comprare la stoffa con la scritta Guardia Giurata e tu me ne regalasti una: l'ho attaccata sul petto sinistro, sul cuore, dove porterò sempre anche te». Un ex collega, invece, spiega: «Eri una persona buona e generosa, ma anche insicura. Non hai avuto fiducia nelle tue capacità e in quelle del prossimo per uscire da una situazione del genere». Pietro, praticamente coetaneo, ha invece descritto così Flavio: «Sono siciliano anche io e ci vedevamo spesso nei momenti di relax, la sera, o per giocare a calcetto. Era un ragazzo sensibile, dal cuore d'oro: avrei voluto essere con lui in quel momento, per aiutarlo ad affrontare e gestire una situazione così tragica. Le guardie giurate dovrebbero lavorare sempre in coppia e non essere mai da sole: lo diceva anche lui. Se ci fosse stato un collega, probabilmente ora sarebbe ancora vivo».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 21 Novembre 2019, 15:42
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