Scala, il regista Davide Livermore: «Con la diretta tv tutto il mondo applaudirà il Macbeth»

Scala, il regista Davide Livermore: «Con la diretta tv tutto il mondo applaudirà il Macbeth»

di Rita Vecchio

Ha vinto la scommessa più grande: rendere quanto più dinamico e vicino alla gente un tempio classico come la Scala. Torinese, classe ’66, Davide Livermore domani inaugurerà la stagione scaligera per la sua quarta volta, alla regia del Macbeth di Verdi diretto dal maestro Riccardo Chailly. Dopo il trono di Attila, la fastosità di Tosca e la Casa Bianca in fiamme nella serata dello spettacolo 2020 … A riveder le stelle, andranno in scena tirannia e potere. E sarà Rai1 a trasmettere in diretta dalle 17.45.

La Prima è sempre la Prima?

«Certamente. Non si è mai pronti».

Lei ha portato in diretta tv l’opera lirica.

«Volevo ricreare un nuovo linguaggio comunicativo in cui teatro e cinema convivessero, creando uno spazio scenico che potesse restituire un’immagine televisiva e cinematografica. Il rischio da evitare era quello di fare un reportage».

Il risultato?

«Chi vedrà l’opera dal teatro, non percepirà l’intrusione dello strumento cinematografico. Chi lo vedrà in tv da casa, non percepirà l’intrusione della gente in sala. Spettatori privilegiati entrambi, grazie alla collaborazione Scala e Rai».

Con Tosca, furono quasi 3 milioni gli spettatori.

«Con il 15,7% di share. Tutt’oggi record di numeri tv per un’opera. Questo ha significato che il pubblico a casa non si è sentito spettatore dal buco della serratura. Quest’anno, per la prima volta dal vivo, faremo uso della realtà aumentata».

Alla Scala come nei concerti pop rock internazionali?

«Ho rispetto per il rock, ma è il cinema che me la insegna.

Il teatro è pubblico, ed è, e deve essere, un bene di tutti».

Lei però è il primo che la usa in Teatro.

«Il virtual set viene dagli ultimi Star Wars o The Mandalorian. In Macbeth attraverseremo boschi, entreremo nelle città contemporanee, viaggeremo su grandi avenue. La realtà aumentata mi permette di farci sentire dentro un film. D’altronde, per me 7 dicembre significa celebrare la cultura e la bellezza del nostro Paese, che passa attraverso tutto il teatro, non solo l’opera».

Si è parlato di un Macbeth contemporaneo.

«Le storie esemplari sono senza tempo. La tirannia, l’ascesa al potere (messa in scena con un ascensore), la grata con cui si apre il coro del 4 atto dove ci siamo noi, uomini e donne del 2021, a cui sono negati diritti».

Diritti di tutti: anche quelli del DDl Zan?

«Non faccio cronaca. Farei un torto all’arte se la facessi. Ho cercato solo di servire Verdi al contemporaneo».

Livermore - Chailly: che rapporto c’è?

«Molto bello. Di scontro e incontro. Franco, vero, leale, crudo, sincero: due artisti che si mettono in gioco per la grandezza di un’opera d’arte».

Dopo la Prima?

«Lavorerò al mio primo film con Paolo Gep Cucco di D-Wok (che al Macbeth ha curato i video, ndr). Gireremo in Italia e all’estero. Sarà un’importante produzione con grandissimi interpreti. E c’è sempre il teatro nazionale di Genova, che ho l’onore di dirigere».

Rito scaramantico?

«Forza Toro, sempre».


Ultimo aggiornamento: Martedì 7 Dicembre 2021, 19:31
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