Milano, stalker seriale sul web per 9 anni: condanna e Daspo "social"

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Con messaggi via internet sfogava le «proprie reazioni rabbiose e la propria violenza verbale in modo incontenibile» adescando ragazze, un po' più giovani di lui, online per poi perseguitarle e minacciarle in modo pesante. Ed è andato avanti così per almeno nove anni, tant'è che nei suoi confronti sono state aperte tre inchieste per stalking: una per cui ha scontato una pena definitiva di 4 anni, un' altra per la quale un anno fa è stato arrestato ed è in attesa di giudizio, e un'altra ancora per cui dieci giorni fa è stato condannato in primo grado e con rito abbreviato a 2 anni e 8 mesi di reclusione con il riconoscimento della semi infermità mentale. In più la sezione misure di prevenzione del Tribunale gli ha vietato per tre anni di comunicare «sulla rete attraverso i social network», via WhatsApp e quant'altro. È questa la vicenda di uno 'stalker' seriale che compirà 29 anni il prossimo gennaio che, stando ai procedimenti penali avviati dalla Procura di Milano nei suoi confronti, da 2011 ha bersagliato almeno 11 giovani. I primi tre episodi risalgono a nove anni fa e nonostante gli siano costati una pena definitiva di 4 anni, come si legge nella sentenza dello scorso 17 dicembre del gup di Milano Guido Salvini, una volta scarcerato, nel maggio 2017, «aveva subito ricominciato» con «le sue attività persecutorie nei confronti delle stesse ragazze e di altre che aveva conosciuto».

Secondo le indagini le vittime dello stalker - per altro in passato condannato anche per detenzione di materiale pedopornografico - erano ragazze che adescava nella zona in cui viveva e che cominciava a molestare, insultare e intimidire in «modo grave», inviando messaggi tramite i 'social' o vocali descrivendo nei minimi dettagli i movimenti delle giovani, che conosceva in quanto si era appostato sotto casa loro. Messaggi con cui, «anche con voce alterata e terrificante» forniva loro pure «precise indicazioni su come suicidarsi» oppure generando nelle vittime stati d'ansia e esasperazione al punto, che in una caso una ragazza ha addirittura tentato di togliesi la vita dopo essere stata anche minacciata di essere stata bruciata con l'acido.

Come hanno stabilito gli esperti nominati dai pm e dal giudice «il comportamento ipomaniacale, la difficoltà a controllare la propria rabbia e la tendenza alla persecutorietà (...) trovano il loro veicolo essenzialmente nel mezzo informatico e soprattutto nei messaggi informatici in cui egli sfoga le proprie reazione rabbiose e la propria violenza verbale in modo incontenibile». Messaggi, quelli da lui inviati, si legge sempre nella sentenza di condanna di 10 giorni fa, il cui «senso» sarebbe stato «manipolare ragazze per instaurare con loro una specie di relazione». Da qui il riconoscimento della sua «parziale incapacità», il divieto dell'uso di internet e il percorso terapeutico a cui è sottoposto il 29enne in carcere, a San Vittore.
In attesa di un nuovo giudizio, il terzo.

Ultimo aggiornamento: Venerdì 27 Dicembre 2019, 19:26
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