Il Covid Hotel Michelangelo pronto a chiudere: ha ospitato 511 contagiati in 100 giorni

Il Covid Hotel Michelangelo pronto a chiudere: ha ospitato 511 contagiati in 100 giorni

di Giovanni Migone
Nei 100 giorni in cui ha vestito gli abiti del Covid Hotel, il Michelangelo ha accolto 511 pazienti che a casa non potevano isolarsi correttamente. Adesso la sua funzione sta per finire e a metà luglio le porte si chiuderanno, pronte a riaprirsi in caso di ritorno del virus.
Orai, nelle sue 280 stanze l'albergo, attivato da Comune, Prefettura, Ats e Asst Nord Milano, ci sono 33 ospiti, che saranno trasferiti nel presidio della Croce Rossa e dell'Areonautica a Linate dove sono allestiti 51 posti letto, di cui 16 già occupati. Il Michelangelo ha rappresentato sicuramente una soluzione efficace e di rapida esecuzione, tanto che la vicesindaca Anna Scavuzzo e l'assessore all'Urbanistica Pierfrancesco Maran ne sottolineano la replicabilità: «Completiamo un percorso, chiudendo un'esperienza importante e sapendo che potremmo averne di nuovo bisogno», ha affermato la numero due di Palazzo Marino, mentre Maran ha sottolineato che, in caso di necessità «siamo pronti a ripartire in meno di una settimana, anche se magari in altri spazi».
Nei 16 gli ospiti sono rimasti in media 28 giorni, ma in due casi si sono superati i due mesi. Una salvezza per molti, un sacrificio necessario per alcuni. Oltre agli ospedali, da cui sono arrivati circa metà delle persone, una larga fetta di malati è invece arrivata da comunità e da caserme, ossia da dove la convivenza è alla base della quotidianità. È quanto ha voluto sottolineare il prefetto Renato Saccone: «Fin dal 30 marzo, quando ha aperto, il Michelangelo ha risolto problemi enormi, dando risposte immediata. Si è poi rivelato utilissimo come luogo sicuro e fraterno, dando accoglienza, vicinanza e solidarietà»
Soddisfazione per il risultato, anche se, come sottolinea Walter Bergamaschi, direttore ATS Milano Metropolitana, «in futuro dovremo cercare di indirizzare in queste strutture, nata per situazioni estreme, anche persone che in situazione così estrema non erano. Il lockdown - ha concluso - ha ridotto il contagio, ma non quello intrafamigliare. Credo che dovremo essere pronti a aprire strutture come questa, anche più piccole».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Luglio 2020, 08:45
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