Covid, quando in Lombardia si invocava la zona rossa: «Zangrillo sborone, quasi si mette a piangere». La rabbia di Gallera

Mentre la politica 'temporeggiava' sulla zona rossa in Val Seriana, chi era in prima linea invocava con forza le chiusure

Covid, quando in Lombardia si invocava la zona rossa: «Zangrillo sborone, quasi si mette a piangere». La rabbia di Gallera

di Domenico Zurlo

Al di là del panico del governo e delle autorità sanitarie nei primi drammatici giorni della pandemia di Covid, quello che emerge dagli atti dell'inchiesta della Procura di Bergamo - 2.500 pagine in cui non si risparmia davvero nessuno - è la consapevolezza di chi era in prima linea, che aveva ben chiara la situazione, soprattutto in Lombardia. Mentre infatti la politica 'temporeggiava' sulla zona rossa in Val Seriana, e si ragionava se chiudere tutta la regione o l'Italia intera, chi era in prima linea invocava con forza le chiusure.

«Speranza era nel pallone», «Tamponi a tutti? Una c***ata». Le chat degli esperti a febbraio 2020

Conte ai pm: «Fontana non chiese la zona rossa». Il giallo del piano segreto e i ritardi per tradurre dall'inglese

Le drammatiche chat in Lombardia

In una chat del 3 marzo 2020 Aida Andreassi, medico della direzione generale Welfare in regione Lombardia, chatta con l'allora assessore Niccolò Carretta: «Siamo come a Wuhan. La proiezione a fine marzo fa paura. Adesso capiamo perché in sei giorni hanno costruito un ospedale da 1000 posti letto. Cercate di sostenerci politicamente. Non è allarmismo, i dati sono chiari e l'andamento è pazzesco» scrive. «Serve che il governo ci ascolti. Sappiamo che Speranza ha già capito ma non ha la forza di convincere fino in fondo», aggiunge.

Segue un altro messaggio a tarda sera. «Mi ha appena chiamato Zangrillo. Oggi è andato a Lodi. Fino a ieri non ci credeva, stasera mi ha detto che non ci poteva pensare che sono in quelle condizioni. Zangrillo capisci? Lo sborone medico di Berluska che quasi si mette a piangere. Mi ha detto: Aida era come un girone dell'inferno di Dante. I medici e gli infermieri fanno cose incredibili», si legge nella chat.

«Il governo ci metta in zona rossa o non reggeremo»

Il giorno successivo, con un altro interlocutore Andreassi si augura che «il governo ci metta tutta la regione in zona rossa o non reggeremo». E ancora: «Non avete capito. Non basteranno i posti in terapia intensiva e non sto parlando degli anziani». Un concetto rafforzato in altri messaggi del 7 marzo 2020. «Quando i medici decidono chi potrà avere un respiratore ed entrare in terapia intensiva e chi no, è guerra o cosa? (...) Se ieri un rianimatore che so essere tostissimo del 118 mi chiama piangendo perché sta scegliendo a chi mandare un'ambulanza e chi far morire a casa, a Lodi iniziano a estubare i pazienti anziani, i primi messi in terapia intensiva, per dare il tubo ai pazienti giovani, secondo te questo cosa è?».

Ira Gallera: «Non c'è tempo, mi scoccia fare la suocera isterica»

«Purtroppo non c'è tempo»: così l'allora assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera ha risposto a Maurizio Viecca, direttore cardiologia del Sacco, che in un messaggio WhatApp del 22 febbraio, agli atti dell'inchiesta sul Covid della Procura di Bergamo lo esortava a prendere «misure necessarie per gli acuti». «Siamo sicuri Giulio che in caso di ulteriore diffusione abbiamo ad esempio respiratori e tutto il necessario per affrontare i casi che richiedono assistenza respiratoria nella fase acuta! Predisponiamo misure eventualmente necessarie per gli acuti».

«Mi scoccia fare la 'suocera isterica' ma ribadisco che le comunicazioni sono contraddittorie... o almeno questa è la mia percezione», diceva Gallera il 6 marzo, in uno scambio WhatsApp agli atti dell'inchiesta di Bergamo, al consigliere regionale di Fi Angelo Palumbo che gli chiedeva di dare in conferenza stampa messaggi chiari. «Se continuiamo a dire #milanononsiferma, #sologlianzianiincasa o cavolate del genere... la gente non CAPISCE. Se il popolo TUTTO deve rimanere in casa per alcuni giorni ditelo CHIARO e TONDO». Sono giorni in cui a Gallera arrivano richieste da altri membri della giunta e del suo partito che chiedono se tutti debbano mettere le mascherine o solo chi è stato a contatto con ammalati.

«Ci hanno fatto andare in guerra come gli italiani in Russia, con le scarpe di cartone», rispondeva poi Gallera all'ex consigliere regionale azzurro Carlo Saffioti, che gli parlava dei problemi con i dispositivi di sicurezza nella Bergamasca scrivendo che «il territorio è allo stremo.

Si è investito tutto sugli ospedali che hanno fatto miracoli ma il territorio è rimasto abbandonato a se stesso». Lo scambio è del 24 marzo. «Il problema è l'assoluta insufficienza dei dpi - ha scritto Gallera - Fin da subito non siamo riusciti a distribuire sul territorio mascherine, camici, visiere ecc perché non ce n'erano. Qui pochi che abbiamo vengono giustamente destinati agli ospedali. Questo ha fatto saltare protocolli e servizi che erano attivi e che avrebbero dovuto essere un presidio di sanità. Ci hanno fatto andare in guerra come gli italiani in Russia, con le scarpe di cartone». 


Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Marzo 2023, 12:39
© RIPRODUZIONE RISERVATA