Roma sotto assedio: i raid nel nome di Cospito. Proteste anche a Milano davanti al carcere

Bottiglie contro i poliziotti, auto distrutte e la centralina di un semaforo in fiamme

La Capitale sotto assedio: i raid nel nome di Cospito. Proteste anche a Milano davanti al carcere

Gli estremisti che contestano l’applicazione del 41 bis per Alfredo Cospito portano sprazzi di guerriglia a Roma e manifestazioni di protesta. Tensioni anche davanti al carcere di Opera, a Milano, dove Cospito è rinchiuso. Sono da poco passate le 6 del pomeriggio quando la periferia orientale della Capitale, la luce tenue della sera, tra fumogeni rossi e blu, sirene azzurre e viadotti della tangenziale sullo sfondo, confeziona uno scenario da disaster movie: ragazzi vestiti di nero, a volto coperto, raccolgono bottiglie vuote e pietre da lanciare contro gli agenti; la via Prenestina bloccata dagli uomini con scudi e manganelli dei reparti mobili; dall’alto, sulla tangenziale anch’essa chiusa, vigilano altri poliziotti e altre camionette. Su tutti l’elicottero della Questura. Roma sotto assedio e blindata con centinaia di uomini dei reparti mobili che già nel primo pomeriggio avevano sigillato, in tutte le strade di accesso, piazza Vittorio, all’Esquilino, punto di ritrovo degli ottocento estremisti. Contestano l’applicazione dell’articolo 41 per Cospito, paralizzano una parte della città, compiono atti di vandalismo, riempiono le mura di scritte, lanciano petardi e oggetti contro polizia e carabinieri fino a quando scatta una carica leggera che porterà a tre fermati e quattro feriti lievi tra i manifestanti. Un corteo, ovviamente non autorizzato, a cui le informative della Digos e dell’Arma si erano preparate da giorni.
 

 

LE SCINTILLE
La partenza del corteo è attorno alle 15 da piazza Vittorio, dove oltre a slogan contro il 41 bis, al microfono erano state pronunciate parole oltraggiose anche contro il Capo dello Stato e altre che legittimavano la violenza. Il primo focolaio di violenza arriva di fronte alla sede del gruppo Stellantis, dove sono schierati gli agenti. Una decina dei giovani estremisti vestiti di nero lancia bottiglie, mentre i dipendenti, dietro la vetrina, guardano preoccupati. Prosegue la marcia, in cui si alternano musica ad alto volume, slogan sul 41 bis, rituali della galassia antagonista, fino al coro importato da tempo dalla galassia estremista francese: «Tout le monde deteste la police». Sotto la tangenziale, sulla Prenestina, dopo le esplosione di petardi e l’accensione di fumogeni, un gruppo spacca una centralina dell’elettricità a un semaforo e poi accende le fiamme. Come spesso succede, il grosso del corteo sostanzialmente è aggressivo solo a parole: ci sono anche anziani («gli anni Settanta sono stati bellissimi, altro che anni di piombo» dice uno al microfono con una stravagante applicazione della nostalgia), madri con i bambini, tranquille signore con i cagnolini. Ma c’è un nucleo molto più violento, che si innervosisce quando chi guida il corteo parla troppo a lungo al microfono, che prende a male parole e spintona i fotografi e i cameramen (contro cui a inizio manifestazione è stata lanciata dell’acqua, con la teoria che i volti non vanno ripresi, quando ci sono migliaia di telefonini, anche dalle finestre dei cittadini prigionieri in casa, che stanno scattando foto).
 

VANDALISMI
Sulla Prenestina c’è una Panda di un istituto di vigilanza privata: senza una ragione logica, viene presa prima a calci, poi con delle pietre vengono infranti i finestrini. Viene danneggiata anche la vetrata di una pensilina di una fermata del tram. La marcia continua verso il Pigneto, quartiere popolare e alla moda, triturato da anni dai meccanismi della movida, dove la tensione è sempre più alta. I reparti mobili, da dietro, decidono di reagire di fronte agli episodi di vandalismo e di lanci di oggetti che si sono intensificati. C’è anche un tentativo da parte di un gruppetto di estremisti di allestire delle barricate con i cassonetti, ma fallisce. Scatta la carica leggera degli agenti, sono pochi minuti di paura: un ragazzo della prima linea viene bloccato a terra, sembra ferito, ma poi si rialza con le sue gambe. Ammanettato, lo portano in questura. Altri due seguono la stessa sorte poco distante. C’è qualche contuso, i manifestanti, che chiedono e ottengono dalle persone alle finestre del ghiaccio, parlano di due feriti. Verso le 19 il corteo termina a largo Preneste, ma c’è chi minaccia: «Torneremo». Sassaiole contro le forze dell’ordine a Milano davanti al carcere di Opera, dove i manifestanti si sono collegati telefonicamente con quelli di Roma. Rubati pc e microfoni dalle auto di alcuni operatori tv che hanno seguito la protesta milanese.
 


Ultimo aggiornamento: Domenica 5 Febbraio 2023, 08:49
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