Corrado Tedeschi: «Evans e Davis, vi svelo il loro Kind of blue»
di Ferro Cosentini
Com'è nato l'approccio a questo testo?
«Ho sempre amato la musica, e ho ascoltato molto jazz. Non di questo genere, però. Misurarmi con il testo di un esperto come Gagliani, e cedere all'invito di Andrée Ruth Shammah che mi voleva protagonista, è stata una fortuna».
Due artisti molto diversi per carattere e formazione, Evans e Davis.
«Questi due uomini valevano uno Chopin e un Liszt, artisti che nascono una volta nella storia. A legarli c'era la musica e purtroppo alcune fragilità, come la schiavitù della droga. Forse il genio ha un suo peso insopportabile».
Cosa avviene sul palco?
«Ci sono filmati, fotografie, e la loro musica che mai ci abbandona. Poi c'è il racconto: io sono la voce di un fotografo, immaginato dall'autore, che assiste all'incisione di Kind of Blue senza la possibilità di fare scatti. Assiste all'incontro-scontro tra un pianista bianco dall'aria distinta, Evans, e un dittatore nero come Miles Davis, che chiamavano il Principe delle tenebre».
Il teatro, per ora, vive di monologhi: è ottimista per il futuro?
«Il teatro non deve arrendersi, e il successo del Parenti questa estate dice che la gente ne sente il bisogno. Da ottimista quale sono, a ottobre sarò al Teatro Manzoni con Debora Caprioglio in Amore mio aiutami, adattato dalla commedia con Alberto Sordi e Monica Vitti, e a novembre al Teatro Martinitt con mia figlia Camilla in Partenza in salita, un racconto autobiografico molto divertente».
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 14 Settembre 2020, 09:00
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