Coronavirus a Milano, un giorno con i volontari di Emergency: «Portiamo cibi e farmaci ci regalano affetto e sorrisi»

Coronavirus a Milano, un giorno con i volontari di Emergency: «Portiamo cibi e farmaci ci regalano affetto e sorrisi»

di Salvatore Garzillo
La signora Rosa ha 80 anni e ne ha viste tante. È chiusa in casa, non solo perché sa che è un obbligo, ma perché ha capito che è l'unico antivirus davvero efficace contro il contagio da Covid-19. Lei fa parte di quella città di anziani, disabili e persone fragili, che non può permettersi di uscire neppure per fare la spesa o per andare in farmacia.

Attorno a questo popolo di invisibili si è creata una rete di sicurezza composta da associazioni di volontari che allenta la pressione sui servizi sociali istituzionali e restituisce un senso di comunità commovente. Forse l'unico regalo che dobbiamo a questa emergenza. Andiamo dalla signora assieme a tre giovani delle Brigate volontarie per l'emergenza, un gruppo ben assortito di studenti, liberi professionisti, militanti di movimenti di mutuo soccorso, che sta lavorando assieme a Emergency per garantire a tutti la possibilità di ricevere davanti alla porta di casa spesa o farmaci. «Abbiamo un centralino con 6 persone che ricevono le telefonate dalle persone in difficoltà, 9 capi area (uno per ogni zona di Milano) e 150 volontari per le consegne - spiega Marco Latrecchina di Emergency - Il servizio è partito da pochi giorni ed è in collaborazione col Comune che attraverso il progetto Milano Aiuta ci invia ad oggi una cinquantina di chiamate al giorno. Un numero che ci aspettiamo aumenti».

I tre volontari partono da piazza della Repubblica, hanno ricevuto la chiamata di aiuto dall'anziana che abita vicino via della Moscova e che ha bisogno di farmaci salvavita. Durante il colloquio al centralino le è stato dato un codice alfa numerico unico col quale potrà verificare che alla sua porta ci siano davvero i volontari e non truffatori.
Una volta davanti al portone Valentina, una dei tre angeli delle Brigate, avverte la signora Rosa che stanno per salire.

«Abbiamo organizzato una formazione tenuta dagli esperti che hanno lavorato con noi durante il periodo di Ebola in Sierra Leone per annullare completamente il rischio di contagio attraverso i nostri volontari», continua Latrecchina. E infatti i ragazzi indossano tutti guanti e mascherine, stanno bene attenti a mantenere le giuste distanze e quando tolgono i guanti igienizzano le mani con il gel.

Per evitare anche la più remota possibilità di contagio, l'anziana lascia sul tappetino una busta con l'importo preciso che servirà per acquistare i prodotti in una vicina farmacia già avvertita. In pochi minuti su quel tappetino ritrova il sacchetto con tutto il necessario.
«Finora tutti i feedback che abbiamo ricevuto sono molto positivi - racconta con soddisfazione Valerio Ferrandi, coordinatore delle Brigate - Le persone ci salutano con calore, ci vorrebbero abbracciare ma chiaramente non si può fare ora. Ma sono tutti molto contenti».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 27 Marzo 2020, 09:17
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