Coronavirus, in Lombardia via ai test sierologici: saranno privati e a pagamento

Coronavirus, in Lombardia via ai test sierologici: saranno privati e a pagamento
Via libera della Lombardia ai test sierologici, ma non senza polemiche: contrariamente a quanto era stato finora ipotizzato, infatti, le analisi per la ricerca degli anticorpi potranno essere effettuate solo a pagamento e presso strutture private, accreditate e riconosciute dalla Regione. Inoltre, ad alimentare il caso c'è la mancata regolamentazione dei prezzi: nessuno, a livello istituzionale, ha infatti pensato di stabilire un limite al prezzo dei test.

Leggi anche > Coronavirus, l'allarme sui test sierologici: «Non danno patenti di immunità e si rischia un vero e proprio business»

A rivelarlo per primo è stato Il Giornale di Brescia, che riporta il contenuto di una recente delibera della Regione Lombardia, che prevederebbe che chi risulti positivo al test sierologico, dovrà obbligatoriamente restare in isolamento domestico e contattare il medico di base che, a sua volta, lo comunicherà all'Ats di appartenenza per l'inserimento del nominativo della lista d'attesa per il tampone. Un procedimento lungo e complesso, che oltretutto è già in coda, dal momento che l'assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, ha confermato che al momento i tamponi vengono ancora effettuati a operatori sanitari, ospiti e lavoratori delle Rsa.

Andrea Crisanti, il virologo dell'università di Padova e consulente di Luca Zaia, è l'uomo che ha permesso al Veneto di fronteggiare con successo l'emergenza coronavirus. A Business Insider il professor Crisanti ha spiegato: «Purtroppo devo constatare che non si è ancora capito quanto importante sia fare i tamponi. Occorre farli ai contatti e a chi potenzialmente è entrato in contatto con persone infette, è l'unico modo per abbattere la trasmissione del virus». In Lombardia, però, il monitoraggio tramite tamponi è ancora in ritardo: comprensibile, visto lo 'tsunami' che si è abbattuto sulla regione, ma per ripartire davvero, dalla migliore sanità italiana, è legittimo aspettarsi una decisa accelerata.

Uno scenario del genere non poteva non generare polemiche a livello politico. Massimo De Rosa, consigliere regionale M5S, ha attaccato così la maggioranza al Pirellone: «Hanno preso una decisione diametralmente opposta a quanto disposto fino ad oggi, nei giorni scorsi l'Ats aveva comunicato a tutti i sindaci che, se avessero continuato con i test sierologici non riconosciuti dalla Regione Lombardia, i risultati sarebbero stati dichiarati nulli e i positivi non sarebbero stati inseriti nella lista d'attesa per i tamponi, che sono l'unico strumento per capire se un soggetto è ancora contagioso o meno». De Rosa è poi entrato nel merito della decisione, da parte della Regione Lombardia, di approvare i test sierologici prodotti da Diasorin e validati dal San Matteo di Pavia: «Hanno atteso la fine di aprile per approvare un test che è il risultato di un accordo lesivo delle norme sulla concorrenza, come deciso dal Tar. La mancanza delle certificazioni CE e FAD avrebbe prolungato le attese di cittadini, imprese e amministrazioni locali, che pure erano già pronti a somministrare test esistenti. Inoltre, come se niente fosse, non si è considerato il fatto che a dirigere i ricercatori del San Matteo di Pavia ci fosse proprio Fausto Baldanti, il capo del gruppo di coordinamento nominato dalla Regione per la valutazione dei test. Test che poi sono stati distribuiti già prima della conclusione della manifestazione di interesse».

La vicenda non è ancora conclusa: su questo particolare aspetto, il Tar si pronuncerà solo il prossimo 15 giugno. «I vertici regionali si sono comportati ai limiti del grottesco» - aggiunge De Rosa - «L'unico vero esame per stabilire la positività di un soggetto è il tampone, ma non hanno voluto seguire l'esempio del Veneto perché, se avessero fatto tamponi a tutti i lombardi, si sarebbero probabilmente accorti che i positivi sono ancora tanti e quindi non avrebbero potuto far partire la fase 2». A De Rosa fa eco un altro consigliere regionale, Niccolò Carretta (lista Civici Europei): «Dobbiamo ancora capire di quali test sierologici stiamo parlando.
Di sicuro si creeranno situazioni di grande difficoltà per i cittadini abbandonati in casa, dato il mancato potenziamento del sistema dei tamponi. Intanto però la fase 2 è iniziata e la gente è uscita senza sapere se è positiva. Si tratta quindi di una scelta grave e tardiva. Chiudiamo la stalla quando i buoi sono già scappati
».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 6 Maggio 2020, 15:38
© RIPRODUZIONE RISERVATA