Coronavirus, l'esperto: «In Lombardia ancora niente picco, al Sud un mese indietro. 40mila casi entro una settimana»

Coronavirus, l'esperto: «In Lombardia ancora niente picco, al Sud un mese indietro. 40mila casi entro una settimana»
L'emergenza coronavirus potrebbe essere davvero lontana da una soluzione: ma quanto ci vorrà per tornare alla normalità, quando in tutta Italia siamo ormai alle porte della seconda settimana di isolamento domestico? Secondo l'esperto Silvio Garattini, fondatore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, entro sette giorni si potrebbe arrivare in Italia ad almeno 40mila contagiati (attualmente sono poco meno di 28mila).

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In un'intervista al quotidiano Il Messaggero, a firma Carla Massi, Garattini ha anche parlato della situazione in Lombardia e di quella del centro-sud, finora meno colpito dalla pandemia, ma che potrebbe essere a rischio nei prossimi giorni. «La realtà ci fa da maestra. Credo di essermi anche tenuto basso - dice rispetto alla previsione - ora, e ancora per una settimana, verranno fatte le diagnosi in persone che non vivevano nella zona rossa come noi gran parte di noi in Lombardia. Persone che si sono infettate in tempi recenti».

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Sugli asintomatici: «Certo, quelli non possiamo contarli ma sono sicuramente un gran numero». Altre restrizioni? La chiusura dei «centri produttivi, delle fabbriche» sarebbe «una catastrofe sotto tutti i punti di vista». Sul declino del numero dei contagiati: «Dobbiamo dividere il Paese in tre zone, Nord, Centro e Sud. E poi seguire l'andamento del virus. In Lombardia non si è ancora arrivati al picco. Poi arriverà al Centro e poi al Sud dove, in termini numerici, si è indietro rispetto all'inizio dell'epidemia di tre-quattro settimane».

I tamponi «devono essere mirati, su chi è a rischio e su gli operatori sanitari. Non possiamo permetterci di investire energie e risorse a pioggia. Si ammalano più gli uomini delle donne. Il rapporto è di 70 a 30. Perché le donne hanno generalmente fumato di meno nel passato e questo ora torna a loro vantaggio. La vulnerabilità polmonare dovuta alle sigarette è meno diffusa tra le femmine. Purtroppo ora le giovani generazioni si comportano in un altro modo, lui e lei arriveranno nel futuro a rischiare allo stesso modo. Anche per il cancro». A proposito delle terapie: «Si sta studiando anche un farmaco che venne usato per Ebola.
In Cina le ricerche sono in fase avanzata. Poi c' è l' anticorpo che stanno valutando nei laboratori in Olanda». La prima arma di prevenzione, conferma Garattini, è l'isolamento. Attenzione però a ritornare alla vita di prima «senza avere il via libera dagli organi sanitari. Sarebbe la catastrofe». 

Ultimo aggiornamento: Martedì 17 Marzo 2020, 14:28
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