Commercio a picco per la zona rossa in Lombardia, parte la class action

Commercio a picco per la zona rossa in Lombardia, parte la class action

di Simona Romanò

«La zona rossa per un delirio d’incapacità. I gravissimi danni che ha causato alle attività commerciali devono essere risarciti da chi ha sbagliato, non può finire così». È già pronto all’arringa l’avvocato Francesco Borasi, noto per aver seguito alcuni clamorosi processi contro delitti di incolumità pubblica, come la strage della Val di Stava, e per essere miracolosamente sopravvissuto, aiutando i feriti, all’incidente del 2002 al Pirellone, quando un piccolo aereo turistico vi si schiantò contro. Con il collega Angelo Leone prepara la maxi causa civile dei negozianti danneggiati dalla zona rossa “gratuita”, per colpa dell’Rt calcolato in modo errato.

«Per ora hanno aderito alla class action oltre un centinaio di attività e tre associazioni. Molte altre si aggiungeranno», anticipa. Perché la settimana in rosso ha mandato in fumo, secondo le imprese, «almeno 600 milioni». Chi deve risarcire? I responsabili del pasticcio sono ancora ignoti, visto che Regione e Governo si sono rimbalzati la colpa. Ma un colpevole c’è. E per trovarlo i legali hanno inviato alla Regione, martedì scorso, «la richiesta di accesso agli atti incriminati». Il Pirellone ha tempo 30 giorni per consegnarli. Borasi li renderà poi pubblici, «perché tutti i cittadini hanno diritto di conoscere la verità»: «Le carte - spiega - saranno analizzate dai nostri esperti, medici, epidemiologi, informatici, per fare finalmente chiarezza».

Quindi, partiranno «le azioni legali opportune» per il risarcimento. Contro Regione o Governo.

«Al di là della diatriba politica, che non ci interessa, l’inutile blocco, in concomitanza con i saldi, ha peggiorato una situazione già disastrosa per titolari di negozi, famiglie, lavoratori». L’avvocato non usa giri di parole: «Da un anno dalla pandemia c’è ancora una confusione inaccettabile, con le istituzioni che con questo errore hanno perso credibilità».

La rabbia di negozianti e ristoratori è evidente e per quest’ultimi, nonostante la fascia gialla, il momento della ripresa è lontana. Settimana scorsa hanno portato una bara davanti alla Regione, come segno della loro morte. E ora, oltre alla class action, circa tremila si sono riuniti nel Comitato Partite Iva. «Abbiamo scritto al governo - dice Paolo Polli, uno degli ideatori - una lettera di “messa in mora” per chiedere danni pari all’80% del fatturato del 2019. Un’azione ispirata a una analoga del 2011, quando la crisi portò al suicidio di tanti imprenditori».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 1 Febbraio 2021, 08:49
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