Mario Furlan, presidente City Angels: «Le emergenze dell'inverno a Milano? Bollette e le bande giovanili»

Mario Furlan, presidente City Angels: «Le emergenze dell'inverno a Milano? Bollette e le bande giovanili»

di Paola Pastorini

 Le emergenze a Milano di questo inverno? «Le stesse dell’Italia: bollette, disoccupazione e bande giovanili». Questa le criticità a venire secondo Mario Furlan, presidente e fondatore dei City Angels, l’associazione di volontari presenti dove il bisogno chiama, giacca rossa e basco blu, ieri a Milano per il raduno annuale nazionale. Prima volta nella città che li vide nascere nel 1994: 250 delegati (su 600 volontari) da 20 città italiane e 3 in Svizzera, cui presto si aggiungerà Sondrio. Un faccia a faccia all’Umanitaria per discutere di organizzazione, crescita e problemi. Con anche l’intermezzo musicale dell’amico Marco Ligabue.

 Mario Furlan, Milano specchio di Italia, sta passando dall’emergenza Covid all’emergenza povertà?

«È uno dei macro temi del nostro confronto: come potremo aiutare non solo i senzatetto, per cui registriamo un piccolo aumento, ma le famiglie in difficoltà per la crisi energetica. E poi il fenomeno bande giovanili in crescita».

Analizziamo prima  la povertà.

«Le famiglie che ci contattano sono estremamente preoccupate di perdere lo stipendio e le possibilità di vivere in una casa, il timore è non riuscire a pagare le bollette già adesso. La crisi energetica potrà causare chiusure di aziende e negozi con perdita di occupazione».

I quartieri più a rischio?

«Le periferie. San Siro, nella parte di piazza Selinunte, Comasina, Baggio, Quarto Oggiaro, Ponte Lambro, Corvetto».

Sul fronte sicurezza?

«Io sottolineo sempre che Milano non è città pericolosa, ma qui come in altre città, ma forse più visibile, esiste il fenomeno delle bande giovanili.

Era presente in passato, il Covid lo ha fatto esplodere. Ragazzi costretti due anni in casa nell’età della socializzazione... è stato come una pentola a pressione: il coperchio è saltato. E che il fenomeno sia in crescita lo dimostra quanto ci chiamino le scuole per parlare di bullismo e bande».

Da chi sono composte queste “teen gang” a Milano?

«Sono al 70% ragazzi di prima o seconda generazione nord africana e africana; seguono i sudamericani. Gli italiani sono il 30%».

E le famiglie?

«Ci sono famiglie assenti ma anche presenti e totalmente integrate».

Cosa vi segnala la gente che vi chiede aiuto?

«Spesso schiamazzi a notte fonda, macchine rigate, piccoli sabotaggi, aggressioni e vendette se si osa reagire. Poi ci sono casi più gravi: rapine, aggressioni, ragazzi e ragazze che hanno paura di andare da soli in certi luoghi. E poi i social, che hanno amplificato tutto».

In che modo?

«Un ragazzo deve sentirsi importante, dimostrare che vale e ha un posto nella vita. Come farlo a 15 anni? Con i social compiendo bravate criminali che facciano scalpore. Il punto è essere nel “gruppo dei pari”».

Il disinnesco qual è?

«Il dialogo, sempre. Il primo passo è la parola. Noi lo facciamo incontrandoli in strada, dimostrando di non essere né intimiditi né giudicanti, ma di essere lì per aiutarli. I City Angels già da 20 anni accolgono persone per lavori di pubblica utilità, messa in prova. Capitano anche ragazzini delle gang. Alcuni di loro ritengo siano davvero cambiati,  sono anche rimasti come volontari».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 10 Ottobre 2022, 06:15
© RIPRODUZIONE RISERVATA