La comunità delle torture, bastoni e acqua gelata: così trattavano gli ospiti disabili

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di Giammarco Oberto

Le microtelecamere messe dai carabinieri filmano di nascosto. E quello che registrano sono torture medioevali, percosse, insulti, derisioni. «Fai schifo». «Sei un animale». «Quanti mesi ci hai messo per nascere?». E poi c'era quello che chiamavano il metodo Anna: «Ti do un calcio nel culo così forte che te lo sfondo». Le vittime sono gli ospiti - tutti disabili psichici - di una comunità di Cesate, gestita da una cooperativa sociale. Gli aguzzini sono gli operatori sanitari che dovrebbero prendersi cura di loro. A partire dai due titolari. Le immagini e gli audio sono un pugno allo stomaco.


GLI ARRESTI. Le prove sono così schiaccianti che ieri - al termine di una rapide indagine cominciata lo scorso febbraio - è scattato il blitz dei carabinieri di Busto Arsizio, su mandato della procura di Milano. Sono stati arrestati per maltrattamenti aggravati e messi ai domiciliari i due gestori, Nadia De Fanti, 68 anni, e Francesco Castoldi, 25. Altre misure cautelari sono state prese anche per i cinque operatori che lavoravano all'interno della struttura: due sono stati sottoposti all'obbligo di dimora nel Comune di residenza, e per altri tre è scattata la sospensione per sei mesi dell'attività di educatore socio assistenziale. L'Ats di Legnano ha già provveduto a ricollocare tutte le vittime in una struttura idonea.


L'INCHIESTA. Le indagini sono partite agli inizi dello scorso febbraio, dopo la denuncia fatta nella stazione carabinieri di Castellanza, in provincia di Varese, da una operatrice socio sanitaria assunta a tempo determinato dalla onlus che ospitava in tutto nove disabili.

I militari hanno piazzato le microcamere e filmato cosa avveniva tra le mure della comunità. Ma gli approfondimenti investigativi hanno accertato che le vessazioni, le violenze e le punizioni corporali sono iniziate nel 2017.


LE TORTURE. Nella struttura era la prassi punire i disabili che non obbedivano agli ordini del personale. Se non mangiavano in postura composta gli legavano un bastone alla schiena per costringerli a stare seduti con la schiena in posizione eretta, senza curarsi dei lamenti di dolore. Se al mattino gli ospiti non saltavo giù dal letto come molle, gli tiravano secchiate di acqua fredda e li obbligavano a tenersi addosso gli indumenti bagnati. Qualsiasi inadempienza era punita con la sospensione dei pasti. Alcuni sono stati costretti a togliersi l'intimo davanti agli altri per provare che la biancheria era pulita: in caso contrario dovevano lavarla in bagno con le mani. Emerge anche un caso già segnalato nel 2005: una donna costretta a passare la notte all'aperto con temperature sottozero, obbligata in altri casi a dormire in bagno, a indossare un collare «perché reclinava la testa», a subire docce gelate.


SENZA CURE. È emerso anche che nella comunità non c'era nessun infermiere. Le terapie antipsicotiche venivano somministrate sotto la sola supervisione di personale non qualificato, su indicazioni della titolare, che dava pastiglie e gocce a proprio piacimento. Da qui anche l'accusa di esercizio abusivo della professione infermieristica.


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Ultimo aggiornamento: Giovedì 15 Aprile 2021, 11:59
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