Bugo, cosa significa ripartire dalle origini del rock?
«Significa ripartire dalle mie origini personali, ovvero dagli anni 90, quando ho iniziato a suonare. Allora ascoltavo i Nirvana e gli Oasis, ero un ventenne ribelle e un po’ confuso. Però non così confuso da non pensare che il rock potesse essere la mia valvola di sfogo. Ora ho quarantacinque anni e, dopo diversi album e dopo un decennio in cui ho usato molto l’elettronica, voglio tornare alla base».
Cos’è stata l’elettronica per la sua musica?
«Una parentesi di vanità. Pensavo di essere ”figo” praticando quel genere musicale. Però volevo solo liberarmi dall’immagine di menestrello alienato dei miei primi dischi dell’inizio Duemila».
Cosa c’è invece dentro a “RockBugo”?
«Le canzoni che raccontano chi sono e come vivo la vita, l’amore, la rabbia e le frustrazioni, la gioia e il divertimento. I diversi aspetti della vita, secondo il mio punto di vista, chiaramente».
Torna a suonare anche a Milano: che rapporto ha con la città?
«Sono cresciuto a Cerano, in provincia di Novara, ma a Milano abito dal Duemila.
Mi piace molto viverci anche se non mi interessa seguire le tendenze. La vivo ancora da “paesano”».
Ultimo aggiornamento: Martedì 22 Maggio 2018, 06:00
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