Bleona, la leonessa dell'Isis, condannata a tre anni per terrorismo internazionale

Per la ventenne kosovara in appello torna l'imputazione originale. Era stata arrestata a Milano nel 2021

Bleona, la leonessa dell'Isis, condannata a tre anni per terrorismo internazionale

di Simona Romanò

La ventenne kosovara, Bleona Tafallari, domiciliata a Milano, in via Padova, che esaltava lo stato islamico sui social, è stata condannata in appello per terrorismo internazionale (imputazione orginale) a 4 anni di carcere perchè avrebbe fatto parte dei cosiddetti Leoni dei Balcani, ovvero una costola dell'Isis. La giovane, soprannominata la Leonessa dei Balcani, arrestata a Milano nel novembre 2021, cercava di portare "nuove braccia" alla causa della jihad, in primol grado era stata condannata in primo grado a 3 anni e 4 mesi, ma con l'accusa derubricata da terrorismo internazionale a istigazione a commettere reati con l'aggravante del mezzo informatico. In appello l'accusa è stata rimodulata. Lo ha deciso la Corte d'Assise d'Appello, che ha accolto la richiesta del sostituto pg Daniela Meliota della Procura generale, guidata da Francesca Nanni.


In base a quanto emerso dalle indagini della Digos, «la ragazza avrebbe non solo sposato il radicalismo jihadista, ma anche fatto attività di arruolamento e proselitismo, tra minorenni e non, e avrebbe aspirato ad andare nelle zone di guerra per combattere fisicamente il nemico occidentale». Voleva arruolare «giovani coetanee, soprattutto con dialoghi via chat, per raggiungere obiettivi violenti». Da fine novembre Tafallari è stata scarcerata e ora si trova ai domiciliari in una casa famiglia. Come misura di prevenzione, le è stato impedito l'uso dei social network e di accedere a internet. La giovane si era sposata con un miliziano dell'Isis kosovaro che aveva legami indiretti con l'autore della strage di Vienna del 2 novembre 2020. Radicalizzata da quando aveva 16 anni, a settembre 2021 si era trasferita a Milano per rinnovare la carta d'identità e per sottoporsi al vaccino anti Covid. Aveva sempre vissuto a casa del fratello, in via Padova. «Sposerò un mujahidin e non vedo l'ora di morire con lui inondata del sangue degli occidentali», diceva in una telefonata intercettata.
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 2 Marzo 2023, 08:39
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