Bellomo, inchiesta archiviata: «Nessun reato». Era accusato di stalking e violenza privata su quattro studentesse

Bellomo, inchiesta archiviata: «Nessun reato». Era accusato di stalking e violenza privata su quattro studentesse
La «proposta» che l'ormai ex consigliere di Stato Francesco Bellomo faceva ad alcune sue studentesse «di diventare 'Borsiste' nasceva dall'immaginè esteriore delle ragazze e non dall'essersi distinte per conoscenze giuridiche». Una richiesta certamente poco consona «ad un corso per la preparazione dell'esame di magistratura», ma anche una circostanza che, assieme ad altre, come le «telefonate in tarda serata» o le «modalità di persuasione talvolta incalzanti», non ha «rilievo penale». Con queste motivazioni il gip di Milano Guido Salvini, accogliendo la richiesta dei pm Cristian Barilli e Antonia Pavan, ha archiviato l'inchiesta a carico di Bellomo, difeso dall'avvocato Beniamino Migliucci e divenuto noto per il 'dress code' che imponeva alla sue 'borsistè e che nel capoluogo lombardo era indagato per stalking e violenza privata su 4 studentesse della sede milanese della scuola di preparazione alla magistratura 'Diritto e scienza'.

A luglio era anche stato arrestato dal gip di Bari per maltrattamenti nei confronti di 4 giovani e nei mesi scorsi, però, il Riesame ha revocato i domiciliari e riqualificato le accuse. Sebbene «molte delle richieste rivolte alle borsiste» non rispettassero «i normali caratteri di un rapporto di collaborazione accademica», il gip, seguendo la linea dei pm, non ha ritenuto che fossero molestie e minacce. Tra l'altro, osserva il giudice, «l'attività svolta dal dr. Bellomo nella gestione della sua scuola ha avuto come conseguenza la massima sanzione, quella della destituzione da Consigliere di Stato». Con questo, però, «si esauriscono le conseguenze di un comportamento, pur certamente singolare perché, per quanto concerne almeno« all'indagine milanese »non si ravvisano condotte rilevanti sul piano penale».

Il gip, inoltre, fa presente che i «contatti» tra Bellomo e le studentesse (tutte hanno passato, poi, il concorso di magistratura) non sono stati «posti in essere in via unilaterale» dal magistrato, «ma si siano iscritti nell'ambito di una rete di scambi connotata da reciprocità». È «significativo», si legge ancora nel decreto, che è stato «inviato avviso» alle 4 ex studentesse «della richiesta di archiviazione» e «nessuna di queste» ha presentato opposizione o o si è «presentata in udienza». In più, «con nessuna delle corsiste milanesi» l'ex magistrato «risulta aver intrapreso qualche forma di relazione sentimentale». Per il giudice, poi, non ha rilievo il «timore, manifestato da alcune delle borsiste, legato alla possibilità di essere espulse dal corso di formazione con perdita della retta o di non superare il concorso in magistratura qualora si fossero rifiutate di aderire alle richieste». Si tratta, spiega, di «uno stato soggettivo forse autoindotto, alimentato dall'autorevolezza dell'indagato, che non trova peraltro nel concreto comportamento di Bellomo alcun significativo fondamento».

Oltre al «look vistoso e provocante» il «contratto» di Bellomo prevedeva anche «un dovere di collaborazione e fedeltà», di «distacco rispetto ai 'comuni allievì e di rispetto della propria immagine al fine di garantirne 'l'armonia, l'eleganza e la superiore trasgressività'». Tuttavia, chiarisce il gip, la »sottoscrizione, pur nella sua 'singolarità', era rimessa alla libera volontà delle aspiranti, che in diversi casi si sono rifiutate di firmare per continuare a frequentare le lezioni nella veste di studentesse ordinarie«.  

 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Ottobre 2019, 20:00
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