Attilio Fontana: «Alle Regionali saremo vincenti. E riparto dalla Sanità»

Elezioni Lombardia, Attilio Fontana: «Saremo vincenti. E riparto dalla Sanità»

di Simona Romanò

«Mi sento più forte rispetto cinque anni fa e so esattamente di cosa ha bisogno la nostra Lombardia. Partirò dall’abbattere le lista di attesa nella Sanità». Il presidente uscente Attilio Fontana, in corsa per il bis alle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio, sostenuto dal centrodestra, non ha dubbi. «Il nostro programma è quello vincente».

Tredici giorni al voto. Come si sente rispetto al 2018?

«Sicuramente ho una maggiore consapevolezza del lavoro che dovrò svolgere e un’idea chiara di ciò che serve alla Regione per continuare ad essere la locomotiva del Paese».

Ha parlato di vigliaccate subite.

«Qualcuno mi ha deluso, ma passo avanti».

Il primo atto in caso di riconferma?

«Completare il lavoro sull’abbattimento delle liste d’attesa che, grazie all’arrivo di Guido Bertolaso, sta già dando i primi risultati. Incentivi al personale per ore aggiuntive o a chi lavora nei reparti più impegnativi come i Pronto Soccorso, accanto all’incremento di 180mila slot per le prestazioni che al momento non rispettano i tempi, sono solo un primo passo. Il nostro obiettivo è coinvolgere tutto il sistema sanitario lombardo, pubblico e privato, il terzo settore e le associazioni, per una vera presa in carico multidisciplinare dei pazienti. Il problema di fondo è che esiste una carenza di medici e infermieri».

Come fare per risolvere la carenza?

«È figlia di una programmazione nazionale sbagliata che, negli ultimi 10 anni, ha tagliato fondi alla Sanità e non ha tenuto conto dei fabbisogni reali di figure ospedaliera specialistiche e soprattutto dei medici di famiglia che sarebbero andati in pensione. Ora abbiamo una grande possibilità: le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità. Alcune di queste strutture già funzionano, con dottori di medicina generale che operano con specialisti ospedalieri e assistenti sociali per garantire un’assistenza completa, sia sociale che sanitaria».

A seguire?

«Dobbiamo fare in modo che queste strutture siano un luogo dove gli oltre 3 milioni di pazienti cronici, presenti sul territorio e che assorbono il 70% delle prestazioni, siano accolti e curati. Sono sicuro che con la collaborazione di tutti gli attori del sistema sarà possibile farlo, così come già avviene in alcune zone della Regione».

Passiamo al nodo trasporti e Trenord.

«La difficoltà, alla base di tutte le criticità che si registrano sul fronte Trenord, è che la nostra rete appartiene a Rfi ed è una rete vecchia: non è più in grado di sopportare il traffico attuale.

Basti dire che cinquant’anni fa circolavano, in Lombardia, 500 treni al giorno, oggi ne circolano 2.200. Si rende conto della differenza? Sono più che quadruplicati».

Quindi?

«Rfi deve investire 14 miliardi di euro sulla rete, secondo un impegno assunto nel 2019. Ma purtroppo i lavori non cominciano: per ora, sono partiti, solamente negli ultimi mesi, per il raddoppio della Mantova-Codogno. Noi, vi assicuro, la nostra parte la stiamo facendo: abbiamo messo sul tavolo 2 miliardi per acquistare 220 nuovi treni e 70 sono già in esercizio. Sono sicuro che con il nuovo ministro Salvini si darà un’accelerata».

E il piano per il futuro per migliorare la mobilità ferroviaria?

«Vogliono e dobbiamo creare una stazione passante esterno al centro città, in periferia, così da evitare che tutti i treni - quelli merci, quelli passeggeri, i Freccia Rossa, i regionali – confluiscano nel cuore di Milano, ovvero in Stazione Centrale e in Stazione Garibaldi. Ora, al minimo intoppo si “ingolfa” l’intero sistema».  

Sulla legalità siete stati attaccati, soprattutto dal centrosinistra. Potevate fare di più?

«Mi faccia dire che sono stati attacchi gratuiti privi di fondamento. Noi abbiamo sottoscritto un patto sulla legalità con tutte le organizzazioni sindacali per controlli accurati su ogni bando che esce dalle Regione».

Tre aggettivi per descrivere la “sua” Lombardia dei prossimi cinque anni?

«La “mia” Lombardia è prima, sostenibile e solidale».

Perché i lombardi dovrebbero riconfermarla?

«Perché ci sono progetti importanti da completare. Perché nonostante lo tsunami del Covid ci abbia colpito non mi sono piegato e, insieme ai miei assessori, ho fatto ripartire la Lombardia».

Facciamo il gioco della torre: butta giù Moratti o Majorino?

«Lascio che si buttino giù a vicenda».

La preoccupa l’astensionismo?

«Occorre votare per consentire che la Lombardia mantenga il primato di locomotiva d’Italia che in questi anni noi, del centrodestra, abbiamo conquistato».

E il voto disgiunto?

«Non credo accadrà».

I sondaggi dicono che è favorito. È sollevato?

«Preferisco non dare niente per scontato. Io presto ai sondaggi la giusta attenzione, ma continuo a parlare personalmente ai cittadini per spiegare il mio programma».

Riti scaramantici o portafortuna nel rush finale?

«Tocco ferro…».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 30 Gennaio 2023, 09:19
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