Antonio Giuseppe Baldan: l'imprenditore ai domiciliari, ma continuava a evadere il Fisco. Arrestato a Milano. «Puntava anche ai sussidi Covid»

Ai domiciliari, ma continuava a evadere il Fisco: arrestato a Milano l'imprenditore Baldan. «Puntava anche ai sussidi Covid»

Era finito ai domiciliari con l'accusa di evasione fiscale, ma l'ordinanza restrittiva non lo aveva fermato e continuava a non garantire quanto dovuto al Fisco. Per questo motivo, è stato arrestato oggi Antonio Giuseppe Baldan, imprenditore di Milano e fondatore di Baldan Group, azienda del settore della cosmesi e del benessere.

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Nonostante fosse ai domiciliari per una «condanna definitiva per reati tributari», il 60enne Antonio Giuseppe Baldan avrebbe impartito «quotidianamente» disposizioni per evadere il Fisco con fatture false. E coi soldi dell'impresa avrebbe comprato un'imbarcazione, in particolare un «taxi veneziano», una moto, ma anche pagato «trattamenti estetici» per l'ex moglie e viaggi per i figli. Insieme a Baldan sono stati arrestati anche due collaboratori nell'ambito dell'inchiesta del pm di Milano, Roberto Fontana, su debiti tributari che ammontano a 19 milioni.

L'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per Antonio Giuseppe Baldan, 60 anni, e per gli altri due è stata emessa dal gip di Milano Carlo Ottone De Marchi. L'inchiesta avrebbe accertato come due società di Baldan Group (tra i leader nel settore della 'bellezza e del benesserè), attive nel settore della vendita di macchinari per l'estetica e per le quali la Procura di Milano aveva già avanzato richiesta di fallimento, operassero sul mercato «attraverso la sistematica omissione di ogni adempimento fiscale che ha costituito per anni» una «forma di auto finanziamento». A riprova ci sarebbe «la totale assenza, alla data della richiesta di fallimento, di debiti verso istituti di credito». I presunti illeciti, posti in essere inizialmente con una società sino al 2013, successivamente sono proseguiti «sotto una nuova veste giuridica in cui venivano contestualmente trasferiti tutti gli asset attivi, nonché i dipendenti della prima società, ormai gravata» da debiti fiscali per oltre «12 milioni di euro». 

Antonio Giuseppe Baldan e gli altri, tutti amministratori di fatto o di diritto delle società, inoltre, per sottrarre a tassazione i proventi dell'impresa avrebbero creato società estere nel Regno Unito, Olanda, Svizzera, Germania, gestite di fatto dalla società italiana. Così, spiegano gli investigatori, si sarebbero poi accumulati debiti col Fisco e previdenziali per oltre 19 milioni. In più, il capitolo della distrazione dei fondi societari per «fini personali», l'annotazione di fatture per operazioni inesistenti, l'utilizzo in compensazione di crediti tributari inesistenti e l'acquisizione di una società di diritto colombiana, un'operazione «priva di ogni ragione economico-imprenditoriale».

Antonio Giuseppe Baldan, imprenditore milanese, «ha posto in essere un articolato modello operativo che gli ha consentito di svolgere l'attività di impresa per oltre un decennio incentrata sull'omesso versamento delle imposte e dei contributi, eludendo i controlli delle preposte autorità amministrativo fiscali e giudiziarie». Lo scrive il gip di Milano Carlo Ottone De Marchi nell'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari eseguita oggi dalla Gdf di Lecco per reati di bancarotta e fiscali. Baldan si sarebbe «avvalso della costante collaborazione» di Sandro Sansoni e di Maria Liliana Tondi, arrestati anche loro, «impartendo specifiche disposizioni anche allo scopo di garantire alle varie operazioni illecite poste in essere un'immagine di apparente regolarità». La «professionalità» dimostrata da Baldan, spiega il giudice, «e dai suoi collaboratori nel commettere i reati contro il patrimonio e contro l'erario e la capacità di reinvestirne i profitti illeciti, con il concorso e la collaborazione di altri soggetti, portano a ritenere concreto il pericolo che gli indagati in forza del sistema illecito radicato messo in atto possano commettere altri delitti della stessa specie»

L'imprenditore milanese Antonio Giuseppe Baldan, malgrado fosse in detenzione domiciliare per una condanna definitiva per reati fiscali, continuava «a finanziare» uno «stile di vita» che si manifestava «attraverso l'organizzazione in ogni week end, presso la propria villa di Alserio», in provincia di Como, «di feste con almeno 15/20 invitati ovvero con il recente acquisto online di un nuovo motoveicolo (marca BMW, cilindrata 1250)», pare del valore di circa 20mila euro, «e l'acquisto di un 'taxi venezianò attualmente ormeggiato presso Villa d'Este sul lago di Como».

Sono dettagli contenuti nell'ordinanza del gip De Marchi eseguita dalla Gdf di Lecco che stamani ha arrestato il fondatore del gruppo di cosmetica Baldan Group, leader nel campo della 'beauty farm', e altre due persone. Per Baldan, scrive il gip, «sarebbero sempre state le casse della B&M», società del gruppo, «pur in pendenza dell'istanza di fallimento, a soddisfare il proprio stile di vita, e quello dei familiari, particolarmente oneroso». Significativa, si legge ancora, un'intercettazione dello scorso aprile «nel corso della quale Baldan aveva ordinato, sempre attingendo dalle casse della B&M srl, 96 bottiglie di vino giustificandole come un omaggio per i clienti per il prossimo evento fieristico 'Baldanprof' che l'indagato avrebbe voluto organizzare». Baldan dice intercettato: «perché facciam la fiera, la faccio qua, la gente viene e quindi penso che è contenta».

«Ormai m'hanno condannato, farò la mia condanna eh punto (...) tanto che a un certo punto m'han quasi convinto e versavo, avrò fatto qualche mese 5.000 euro, due o tre mesi, poi ho detto no no c... verso 5.000 a fare dico, tanto che ne verso cinque o mille, bastan 1000». Così, intercettato lo scorso febbraio, Antonio Giuseppe Baldan, imprenditore milanese nel campo delle 'beauty farm' e arrestato oggi perché avrebbe continuato a non versare le tasse malgrado fosse ai domiciliari, si vantava per «il fatto di non esser mai stato destinatario di un provvedimento di sequestro preventivo» in relazione «alle numerose condanne per reati tributari». Lo si legge nell'ordinanza firmata dal gip di Milano Carlo Ottone De Marchi nell'inchiesta del pm Roberto Fontana. Neppure «le istanze di fallimento avanzate nei confronti delle due società» al centro dell'indagine, segnala il gip, «hanno rappresentato un deterrente per Baldan», socio di maggioranza ed amministratore unico dal 1984 al 2013 della 'B&B GROUPS srl' e socio al 10% della B&M srl ed amministratore unico dal 2002 al 2018. Dalle intercettazioni è emerso pure «come gli indagati abbiano falsificato e predisposto a posteriori i contratti del cosiddetto 'ramo farmaciè» e stavano «facendo lo stesso, predisponendo un contratto retrodatato al 2014, al fine di giustificare l'utilizzo del marchio 'Timodellà da parte della B&M srl senza la corresponsione di alcun canone».

L'imprenditore milanese Antonio Giuseppe Baldan, arrestato oggi perché continuava ad evadere le tasse anche se era già in detenzione domiciliare, avrebbe voluto «richiedere per il Natale 2020 l'indennità Covid per alcuni dipendenti senza poi effettivamente interrompere l'attività produttiva». Lo si legge nell'ordinanza cautelare che riporta sul punto intercettazioni tra Baldan e un altro degli arrestati. «Visto che è un Natale molto fiacco (...) non si potrebbe... non so... gli diamo lo stipendio e la tredicesima la facciamo dare dallo Stato?», diceva Baldan il 7 dicembre scorso. Queste «conversazioni», secondo il gip, rappresentano «un indizio» sul proposito di Baldan «di richiedere la cassa integrazione» per alcuni dipendenti, ma allo stato non ci sono «altri elementi che consentano di sostenere» che il «proposito truffaldino sia stato effettivamente attuato». Per l'ipotesi di truffa allo Stato l'imprenditore è indagato, ma non è stato arrestato. Baldan avrebbe anche messo in atto «compensazioni di debiti tributari con crediti inesistenti» per una «asserita attività di Ricerca e Sviluppo» e così avrebbe ottenuto «l'erogazione del credito d'imposta per la 'formazione 4.0'» per oltre 100mila euro «senza l'effettivo svolgimento dei relativi corsi di formazione» per i dipendenti.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Giugno 2021, 14:19
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