Algerino suicida in Questura a Milano, a processo due poliziotti: «Erano distratti dal telefonino»

L'episodio risale all'agosto 2020: un algerino di 43 anni si era tolto la vita impiccandosi alle sbarre di una camera di sicurezza

Algerino suicida in Questura a Milano, a processo due poliziotti: «Erano distratti dal telefonino»

Milano, due poliziotti a processo per il suicidio di un algerino di 43 anni nei locali della Questura. L'episodio risale al 23 agosto 2020, quando l'uomo, arrestato e in attesa di identificazione, si era impiccato alle sbarre di una camera di sicurezza.

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Lo ha deciso il gip Roberto Crepaldi, dopo aver accertato che i due agenti non avevano prestato attenzione alle registrazioni delle telecamere di sicurezza perché distratti «la maggior parte del tempo utilizzando ciascuno il proprio telefono cellulare o conversando». Il gip milanese ha respinto la richiesta di archiviazione dell'indagine per omicidio colposo a carico dei due poliziotti, avanzata dalla Procura, e ha ordinato l'imputazione coatta.

Come ha rilevato il giudice, quella mattina, l'uomo, che poco prima aveva dato segni di agitazione tali da richiedere «una vigilanza ancor più attenta e mirata» rispetto a quella stabilita dalle norme di sicurezza, ha impiegato «diversi minuti» per togliersi la vita legando la propria maglietta alla grada della camera di sicurezza.

Inoltre, si legge nel provvedimento, è stato trovato morto «un'ora e venti minuti dopo l'inizio delle operazioni di impiccagione e quaranta minuti dopo l'orario massimo individuato dal consulente tecnico quale ora possibile della morte» dell'uomo.

«Non può non sottolinearsi, allora - scrive il gip - la scarsissima attenzione dedicata dagli operanti agli schermi della videosorveglianza, impegnati com'erano, nella maggior parte del tempo, a osservare lo schermo del proprio telefonino».
«Certo, - osserva sempre il magistrato - non vi è dubbio che all'esito fatale hanno contribuito altre responsabilità, prime fra tutte quelle di aver consentito che in una camera di sicurezza vi fossero sbarre orizzontali alle finestre, certamente congegnali per chi abbia intenti suicidari», a cui si aggiunge la «scarsa esperienza degli agenti coinvolti, tutti molto giovani e all'inizio della loro carriera». Cosa che li ha portati a «una franca sottovalutazione del rischio che si stava concretizzando sotto i loro occhi e a concentrarsi, invece, su adempimenti meno noiosi o sul loro telefonino».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Novembre 2021, 13:24
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