Alessia Pifferi, nuove accuse choc. Spunta un uomo che le scriveva: «Posso baciare Diana?». E lei: «Lo farai»

Nel mirino uno scambio scritto che ha messo in allarme la procura. «Voglio baciare anche lei» e la replica della madre: «Lo farai»

Alessia Pifferi, nuove accuse choc. Spunta un uomo che le scriveva: «Posso baciare Diana?». E lei: «Lo farai»

Spunta una nuova accusa contro Alessia Pifferi, la donna in carcere da fine luglio con l'accusa choc di aver lasciato morire di stenti la figlioletta Diana, di soli 18 mesi: l'ipotesi investigativa è di atti sessuali con minorenne, coinvolgerebbe un 56enne bergamasco e nasce dalle chat estrapolate dagli inquirenti milanesi dal cellulare della donna.

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In particolare, c'è uno scambio scritto che ha messo in allarme la procura. «Voglio baciare anche lei» e la replica della madre: «Lo farai». Parole, a cui ora si cercano riscontri, che hanno fatto scattare una perquisizione domiciliare da parte dei poliziotti della squadra Mobile. Anche nei confronti dell'uomo, con cui Alessia Pifferi intratteneva una delle sue molteplici frequentazioni, è scattata la denuncia ed è finito indagato.

 

Alessia Pifferi, spunta nuova accusa

Nella perquisizione a casa dell'indagato, da quanto emerge, sono stati sequestrati un telefono cellulare e due computer. La procura di Milano procede per 'Corruzione di minorenne' - punibile con una pena fino a cinque anni -, ma le accuse potrebbero diventare ancora più gravi se venissero accertati gli abusi sulla piccola, trovata senza vita il 20 luglio scorso.

A tre mesi dalla morte di Diana si evince, dal capo di imputazione, che la madre - attualmente in carcere a San Vittore - l'ha abbandonata «per sette giorni» nell'abitazione in via Parea, periferia est di Milano, lasciandola così morire di stenti.

Dalla relazione preliminare dell'autopsia emerge, invece, che le sono stati fatti assumere delle gocce di tranquillanti 'En' (benzodiazepine), sostanza che sarebbe stato trovato anche nel biberon trovato nella culla. Gli accertamenti sui capelli non lascerebbero dubbi sul fatto che la sostanza contenuta nella boccetta sia stata diluita nel latte, ma bisognerà attendere la relazione finale per poter leggere quantità e la data dell'assunzione.

La madre, accusata di omicidio volontario pluriaggravato, ha sempre negato agli inquirenti di averle dato il farmaco che potrebbe aver inciso sulle cause del decesso della figlia. Oggi spunta una nuova tegola: dal contenuto delle chat emerge tutta la verità sullo stile di vita della donna, sola e disoccupata, che non avrebbe elemosinato rapporti sessuali in cambio di soldi e che non si sarebbe sottratta a quello scambio ambiguo via chat su cui ora il pm Francesco De Tommasi indaga.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 26 Ottobre 2022, 15:06
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