Covid, studio a sorpresa a Milano: «Nelle acque reflue stessi livelli di virus del 2020»

I vaccini attenuano i casi gravi, ma il virus continua a circolare allo stesso modo

Covid, studio a sorpresa a Milano: «Nelle acque reflue stessi livelli di virus del 2020»

Da ormai più di due anni l'Italia e il mondo intero si chiedono quanti siano i veri numeri dei contagi. La domanda è la più formulata dall'inizio dell'epidemia senza, però, trovare una risposta. I tamponi positivi, infatti, riflettono solo una parte dei casi reali, soprattutto considerando gli asintomatici. Ma in realtà, un metodo che non mente esiste ed è stato utilizzato dai ricercatori dell'Istituto Mario Negri, dell'università di Milano e di Regione Lombardia. Ed è quello che fa riferimento alle acque reflue

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E la scoperta lascia senza paroleNelle acque reflue di Milano, infatti, la presenza del Coronavirus Sars Cov 2 nel novembre scorso era agli stessi livelli del novembre 2020. È quanto ha rilevato la ricerca, condotta dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs e appena pubblicata sulla rivista scientifica internazionale Jama (Journal of the American Medical Association).

Si tratta del monitoraggio delle acque reflue, dove volenti o nolenti i positivi rilasciano il Coronavirus attraverso le loro feci. E, dati alla mano, è solo di poco inferiore all’ondata di novembre 2020 e di nuovo superiore all’ondata di primavera 2021. Quasi un anno di campagna vaccinale non ha ridotto la presenza del virus fra noi.

L’abbattimento dei casi gravi è un dato inoppugnabile. Negli ospedali i casi gravi sono molti meno rispetto a quelli del 2020, ma il Covid continua a circolare con la stessa intensità. A Milano i ricoveri sono passati da circa 2.800 a novembre 2020 a poco più di 200 un anno dopo. Ma i contagi, rivelano le acque reflue di Milano, quelli evidentemente non sono diminuiti come credevamo.

«La misurazione riflette in modo abbastanza preciso la circolazione del virus nella popolazione» spiega a La Repubblica Giovanni Nattino, statistico, che dirige il laboratorio di inferenza causale in epidemiologia al Mario Negri. «Possono esserci delle imprecisioni se per esempio piove molto e l’acqua è più diluita. Ma del metodo possiamo fidarci. In genere anticipa di un paio di settimane quello che vedremo con il conteggio dei tamponi, perché chi è contagiato inizia a eliminare il virus con le feci subito, anche prima che compaiano i sintomi. Per quanto riguarda lo scorso novembre, possiamo dire che è circolato tanto virus quanto nelle ondate precedenti nonostante il 75% della popolazione vaccinata».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Aprile 2022, 19:47
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