Migranti, l'assalto d'inverno a Lampedusa: 570 sbarcati in poche ore, altri 250 chiedono autorizzazione da Mare Jonio

Migranti, l'assalto d'inverno a Lampedusa: 570 sbarcati in poche ore, altri 250 chiedono autorizzazione da Mare Jonio

di Cristiana Mangani

Continuano gli sbarchi sulle coste italiane. Stanotte centonove migranti di varie nazionalità sono approdati a Lampedusa. Tra loro anche 11 donne e 5 minori. Gli uomini della Capitaneria di porto hanno intercettato la prima carretta del mare su cui viaggiavano 23 persone, un barchino di 7 metri, a circa 10 miglia dalle coste dell'isola. Dopo il trasbordo dei migranti, la barca è stata lasciata alla deriva. Un secondo approdo ha portato sull'isola 86 persone provenienti da Bangladesh, Egitto, Sudan e Nigeria. Anche per loro, è stato effettuato un primo triage sanitario, ed è stato disposto il trasferimento nell'hotspot di contrada Imbriacola, dove si trovano al momento circa 560 ospiti.

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Il maxi sbarco di ieri

Sulla più grande delle Pelagie, la tregua è durata solo un paio di settimane, già da giorni sono ripresi gli approdi. Ieri si è registrato anche un maxi sbarco: 305 persone, che viaggiavano su un barcone sovraccarico e a rischio capovolgimento intercettato gli uomini della Capitaneria di porto a una ventina di miglia dalle coste. E tutto questo sta avvenendo nonostante le condizioni meteo sfavorevoli. Un segnale politico evidente inviato all'Italia dalle milizie libiche anche in vista dell'elezione del presidente della Repubblica. E in vista di elezioni nel paese nordafricano rinviate a dicembre scorso e per le quali non si riesce a fissare una nuova data, considerata la situazione di caos che regna tra tribù, milizie, e governo in carica .

Alarm Phone, intanto, continua a ricevere richieste di aiuto. Segno che nelle prossime settimane in mare ci saranno partenze con il rischio sempre crescente di nuove stragi. Dieci giorni fa il capomilizia al-Khoja, promosso a capo del Dipartimento contro l’immigrazione illegale di Tripoli, ha rastrellato circa 2 mila migranti e profughi che da tre mesi si erano accampati all’esterno di un edificio dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Alcune delle persone sbarcate in questi giorni in Italia dicono di essere state imprigionate proprio durante quella retata. 

Il salvataggio

I 109 migranti salvati dalla Geo Barents di Msf sono in maggioranza eritrei. Hanno raccontato di essere salpati dalla Libia e di aver trascorso la notte in mare. Sullo sfondo c’è la “guerra di spie” lanciata da Erdogan, che nei giorni scorsi ha fatto arrestare un presunto informatore turco dei servizi segreti italiani, il quale è accusato di aver fornito informazioni sensibili sulla Libia e altri dossier strategici. Una partita che vede Malta recuperare terreno. Le attività in mare dalla Libia sono note sull’Isola dei Cavalieri, che da alcuni giorni ha inviato a Tripoli il controverso colonnello Alex Dali, incaricato di coordinare gli interventi bilaterali contro il traffico di esseri umani. L'importante, per lui, è che i barconi non partano in direzione La Valletta.

In questo scenario, il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, continua a chiedere interventi concreti da parte del governo. «Un Paese serio non può pensare di affrontare il fenomeno migratorio quando c'è bel tempo, né di gestire l'arrivo dei migranti con la logica dell'emergenza quotidiana - dichiara -. La realtà è che manca la volontà politica.

Quando il mare si calma Lampedusa torna alla ribalta della cronaca. E allora tutti pronti a parlare di sbarchi, navi quarantena e traversate. Poi all'arrivo del maltempo tutti si dimenticano dei migranti. Il tema non può essere gestito con slogan e proclami ma mettendo in campo soluzioni, in Italia e in Europa, che riconoscano la strutturalità del fenomeno». 

I trasferimenti

A Lampedusa, intanto, si è messa in moto la macchina dei trasferimenti per alleggerire la pressione sull'hotspot. Anche se altre sei navi sarebbero in arrivo. Nel frattempo, sta per approdare a Pozzallo la Mare Jonio. Nella cittadina del Ragusano, però, sbarcheranno solo 70 migranti, per i restanti 142 a bordo della nave umanitaria battente bandiera italiana è stato autorizzato lo sbarco a Lampedusa. Dove è previsto che arrivino minori, donne, nuclei familiari e fragili per assicurare loro una tempestiva assistenza. Alle 7.15 sono iniziate le operazioni di trasbordo sulle motovedette della Capitaneria di porto, al termine inizierà la traversata che condurrà la Mare Jonio, dopo 12 ore di navigazione, a Pozzallo, assegnato ieri sera dal Viminale come Place of destination.  Ieri l'equipaggio della Mare Jonio aveva reiterato la richiesta di sbarco immediato sull'isola proprio dei più vulnerabili, sottolineando come «una traversata di 12 ore nel Canale di Sicilia in condizioni meteomarine difficili con più di 200 persone a bordo, stipate in ogni spazio del ponte di coperta, non è affrontabile in sicurezza». In serata gli attivisti e i volontari di Mediterranea, in accordo con la Capitaneria di porto impegnata in operazioni di soccorso davanti le coste dell'isola, avevano portato a bordo pasti caldi, acqua e coperte. 

Restano ancora in mare i 62 migranti della Louise Michel, la nave umanitaria finanziata dallo street artist britannico Banksy, e moltre altre imbarcazioni. Il Mediterraneo, senza più filtri dei paesi di partenza, è pieno di barchini e gommoni in cerca di un porto dove approdare. Mentre si continuano a recuperare cadaveri dopo la tragedia avvenuta al largo della Tunisia. Solo ieri la Guardia costiera tunisina ne ha recuperati cinque, tra questi il corpo senza vita di una bambina di 10 anni. E il bilancio della strage potrebbe aumentare, visto che mancano all'appello almeno altre sei persone.

Intanto, dalla relazione del presidente della Corte d'Appello di Palermo Matteo Frasca, in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario, emerge con chiarezza come il traffico di esseri umani viene gestito. Le indagini condotte sul traffico di migranti dall'Africa all'Italia «hanno permesso una lettura unitaria delle diverse associazioni transnazionali - afferma il magistrato - che, inizialmente apparivano scollegate tra loro, riuscendo ora a individuare l'esistenza di una regia centralizzata e verticistica, riconducibile anche ad appartenenti alle Istituzioni libiche, che governa e condiziona le attività dei numerosi gruppi criminali dediti all'immigrazione clandestina e alla tratta. È stato possibile ipotizzare - continua Frasca - non solo la sussistenza, a monte, di un'organizzazione tunisina dedita al favoreggiamento dell'immigrazione, ma anche ritenere che essa abbia iniziato a operare in stretto contatto con i trafficanti libici». 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 4 Novembre 2022, 15:49
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