Migranti, arrivati al Celio i 13 bengalesi di Roccella Jonica. Pronti gli ospedali militari

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In attesa della nave-quarantena, si aprono le porte del Celio per i migranti positivi al Covid. I primi 13 - quelli sbarcati a Roccella Jonica (Reggio Calabria) e portati tra le proteste dei cittadini ad Amantea (Cosenza) - sono stati trasferiti nel pomeriggio nell'ospedale militare romano. Una prima risposta alle richieste arrivate dai governatori di Calabria e Sicilia, dove però i casi sono quotidiani: 11 gli immigrati risultati positivi oggi a Pozzallo. Ma il governo vuole arginare l'impennata estiva degli sbarchi e spinge sulla Libia per frenare le partenze. Una riunione si è svolta oggi a Palazzo Chigi con i ministri di Interno, Difesa ed Esteri Luciana Lamorgese, Lorenzo Guerini e Luigi Di Maio ed il direttore dell'Aise, Giovanni Caravelli. 

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Il premier Giuseppe Conte e Di Maio hanno incontrato il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Aguila Saleh. Lamorgese giovedì sarà a Tripoli, dove incontrerà il collega Fathi Al Bishaaga. Nei prossimi giorni andrà anche a Tunisi. Il Viminale è alle prese con il problema delle navi dove far svolgere la quarantena ai migranti che continuano ad arrivare (9.372 quest'anno, il triplo del 2019). In piena estate non è facile trovare mezzi con le caratteristiche adatte (omologati, con tutte le certificazioni in regola, di almeno 250 posti e con le adeguate dotazioni sanitarie).

Per il traghetto attualmente utilizzato dal Viminale, il Moby Zazà, l'armatore non ha ritenuto di prorogare il contratto con lo Stato - rinnovabile mese per mese - alla scadenza del secondo mese (circa un milione di euro per 30 giorni il costo). Quando l'ultimo migrante a bordo finirà la quarantena, tra pochi giorni, il traghetto sarà dunque restituito alla società e non sarà più disponibile. Un primo avviso di manifestazioni di interesse per il noleggio di navi da destinare alla sorveglianza sanitaria dei migranti soccorsi in mare è andato deserto. È stato quindi pubblicato, informa il Viminale, un nuovo avviso che scadrà alle 24 del 16 luglio. Al ministero confidano che qualche armatore si farà vivo. Ma se non sarà così, i positivi che non potranno essere ospitati in strutture sicure senza gravare sulle comunità locali verranno trasferiti al Celio, come hanno definito in un colloquio Lamorgese e Guerini.

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E comunque, in Sicilia e Calabria, le regioni in prima linea, sarà rivolta, assicurano all'Interno, «la massima attenzione per la tutela della sicurezza sanitaria dei cittadini». Non si arrestano però le polemiche. Il governatore siciliano Nello Musumeci annuncia un'ordinanza anti-sbarchi dopo i positivi di Pozzallo. «Stanno giocando con il fuoco. Se fosse stata individuata una nave per la quarantena come chiediamo da settimane queste persone non sarebbero mai sbarcate», afferma.

Anche la presidente della Regione Calabria, Jole Santelli chiede navi.
Il leader della Lega, Matteo Salvini, attacca: «poliziotti allo stremo, anche con 32 ore consecutive di servizio, e decine di agenti in isolamento: è il risultato dell'emergenza sbarchi in Italia». La presidente di Fdi, Giorgia Meloni, chiede «il blocco navale: subito». Il Governo, intanto, punta a prevenire le partenze con un pressing su Libia e Tunisia. Il Coronavirus ha ulteriormente alzato la tensione sul tema: i contagi crescono anche in Nord Africa e la situazione è difficilmente gestibile soprattutto in territorio libico, dilaniato dagli scontri tra milizie. Da Tripoli arrivano richieste di aiuti all'Italia ed il decreto missioni aumenta i fondi destinati al Paese: i militari italiani lavoreranno allo sminamento di alcuni quartieri di Tripoli e continueranno ad addestrare la Guardia costiera locale.

 
 

Ultimo aggiornamento: Martedì 14 Luglio 2020, 20:55
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