Migranti, ora rischiamo di accogliere anche chi sbarca in Grecia
di Michela Allegri
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IL CLIMA
L'accordo di Malta, insomma, fatica a prendere quota, tra chiusure nette - come quella dei Paesi di Visegrad - e adesioni solo verbali - Lussemburgo, Portogallo, Irlanda e Finlandia -. Ma il clima è costruttivo. «Non possiamo andare avanti con soluzioni ad hoc. Servono responsabilità e solidarietà», ha detto il commissario Dimitris Avramopoulos. Mentre il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, è cauto ma fiducioso: punta a chiudere con il coinvolgimento del maggior numero di Paesi possibile per novembre o dicembre, anche se ha spiegato: «Hanno detto di sì quei tre o quattro Stati che avevano già dato disponibilità, bisogna lavorare perché l'accordo abbia valenza più ampia». Lamorgese sottolinea che in realtà «c'è già», in qualche modo, «l'attuazione dell'intesa», visto che «i migranti sbarcati dalle navi delle Ong vengono ripartiti».
Il lussemburghese Jean Asselborn ha invece confermato la partecipazione: «Sono contento del cambiamento in Italia, questo è molto positivo, e non si può lasciare l'Italia esposta». Mentre il tedesco Horst Seehofer ha parlato di altri «cinque-sei Paesi che hanno dimostrato simpatia per il piano, ma aspettano di conoscere più dettagli, tra questi Romania, Croazia, Estonia».
LA GERMANIA
Ma è proprio la Germania a mettere per prima le mani avanti. Dopo le critiche da parte della leader della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer, preoccupata per un possibile pull factor, Seehofer ha avvertito che, nel caso vi fosse «un servizio taxi tra l'Italia e la Libia», la Germania è pronta ad uscire. E la stessa cosa vale per un'altra questione: l'accordo salterebbe se i numeri degli arrivi dovessero salire.
Bisogna considerare che, rispetto ad altri Paesi, al momento, l'Italia ha numeri di arrivi bassi. Lo dimostrano anche le statistiche diffuse dall'Agenzia europea di sostegno all'Asilo (Easo): Cipro quasi 9.000 richieste per milione di abitanti; Malta poco meno di 4.000; Grecia oltre 3.000. L'Italia è al sedicesimo posto: si contano solo alcune centinaia di domande. Una circostanza che è stata sottolineata da più di un ministro nel corso della riunione.
COINVOLGIMENTO ECONOMICO
Per quanto riguarda le posizioni nettamente contrarie all'accordo, come quella dei Paesi Visegrad, si pensa a un coinvolgimento di tipo finanziario: nessuna accoglienza, ma fondi per sostenere gli Stati volenterosi. Mentre la Turchia, per tornare a frenare i flussi, chiede un miliardo di euro per il 2020. A questo si aggiunge anche la preoccupazione per la possibile operazione militare di Ankara contro le milizie curde nel nord-est della Siria, con una potenziale ondata di migliaia di nuovi profughi.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 9 Ottobre 2019, 08:10
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