Messina Denaro, prime crepe nel muro dell'omertà: «Io l'ho visto». L'ultima spesa: carne, birra e saponi

Si aprono le prime crepe: c'è chi racconta dei suoi rapporti con il boss

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di Riccardo Lo Verso

Finora sono solo voci, ma nel muro di omertà che ha protetto il latitante ci sarebbero delle crepe. A Campobello di Mazara qualcuno cominciare a dire di aver visto Matteo Messina Denaro e probabilmente di aver capito che non si trattasse del geometra Andrea Bonafede, né del medico Francesco, come si presentava quando qualcuno gli chiedeva chi fosse. E ora gli investigatori confidano nel racconto di chi ha visto qualcosa, di chi ha avuto rapporti diretti o può avergli fornito qualche servizio. E i carabinieri cominciano a raccogliere qualche informazione utile, ma nel massimo riserbo.

LA RETE DEL BOSS
Otto giorni dopo l'arresto del latitante la lista degli indagati si è allungata, con i nomi di Vincenzo e Antonio Luppino, figli di Giovanni, l'incensurato che ha accompagnato il capomafia alla clinica La Maddalena, dove i carabinieri del Ros lo hanno arrestato il 16 gennaio. Gli investigatori hanno perquisito le loro abitazioni. Nulla di strano, almeno a prima vista. Ma a casa di Vincenzo è stata trovata una sorta di stanza nascosta. Di più non trapela, ma è certo che era vuota. Anche stavolta toccherà ai carabinieri del Ris cercare di isolare tracce biologiche e impronte digitali per scovare l'eventuale passaggio del latitante.

Di sicuro nei giorni scorsi in un'area recintata di proprietà della famiglia Luppino la polizia ha trovato la Giulietta utilizzata dal boss per i suoi spostamenti. La macchina è stata comprata a Palermo. Il titolare della concessionaria, Giovanni Tumminello, quando ha visto sui media la foto di Messina Denaro, ha chiamato i carabinieri per raccontare che quell'uomo che era stato nel suo autosalone il 7 e il 12 gennaio dell'anno scorso. Era interessato solo a quell'auto, pubblicizzata sul sito. Il documento usato per l'affare è lo stesso dei ricoveri ospedalieri, quello intestato ad Andrea Bonafede. Tumminello spiega ora che si è trattato di un acquisto come tanti altri. La Giulietta costava 19 mila euro, «di cui 9 mila pagati con un bonifico e gli altri 10 mila con la permuta».

E cioè una Fiat 500 L, l'altra macchina con cui Messina Denaro se ne andava in giro. Tumminello lo descrive come un uomo garbato e gentile. «Quando, il giorno del blitz, vendendo le immagini ho capito chi fosse - racconta - ho avuto un momento di sbandamento. Era un cliente come tanti aggiunge sembrava anche colto e ci ha intrattenuto parlando del più e del meno». Sui movimenti bancari c'è pure quello da 15 mila euro per comprare la casa covo sono in corso gli accertamenti. Così come sulla agenzia di disbrigo pratiche che si è occupata del passaggio di proprietà dalla macchina intestata all'anziana madre disabile di Bonafede.

L'ULTIMA SPESA
È probabile che Messina Denaro abbia usato la Giulietta anche per raggiungere il supermercato di via del Risorgimento, dove stato immortalato mentre faceva la spesa. L'ennesima prova che il padrino nulla facesse per nascondersi arriva dalle telecamere di videosorveglianza. La spesa è un ulteriore riscontro al fatto che abitasse nel covo di vicolo San Vito. Nell'appartamento, il giorno dopo il blitz, i carabinieri del Ros hanno trovato un sacchetto del supermercato, uno scontrino di 26 euro e 61 centesimi, e la merce. «Beni di consumo acquistati poco prima», così vengono catalogati nell'informativa. Ma nella lista compaioni carne macinata, birra e detersivi. «Ricordo di una sagoma con un cappello che era nei corridoi e faceva la spesa. Ma con lui non ho avuto contatti», racconta uno dei sei dipendenti del punto Coop di Campobello di Mazara. «Non siamo sicuri che il giorno in cui questo signore è entrato fosse sabato», ha detto il dipendente. Bonafede stamani si presenterà davanti al giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto per l'interrogatorio di garanzia. È indagato per associazione mafiosa. In contemporanea, o quasi, Messina Denaro sarà chiamato nel processo nato dal blitz che fece emergere il ruolo di boss e gregari delle famiglie mafiose agrigentine, tra cui l'avvocato Angela Porcello. La posizione di Messina Denaro è ancora ferma all'udienza preliminare. Potrebbe rinunciare anche oggi alla presenza in videocollegamento.
 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 26 Gennaio 2023, 14:45
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