Malata di tumore, un robot e una equipe di medici le salvano la vita

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di Egle Priolo
«Questi medici mi hanno salvato la vita. E ora che è tutto passato li devo ringraziare». Roberta Gori ha 31 anni, di cui gli ultimi 14 passati a litigare col suo corpo, prima per i reni, tra dialisi e trapianto, poi per un tumore alla cervice per cui era necessaria l'asportazione dell'utero. Di dottori, insomma, nella sua vita ne ha visti tanti, c'è chi l'ha aiutata e chi le ha fatto avere qualche problema, ma di certo l'equipe di ginecologia del Santa Maria della misericordia che l'ha operata a fine maggio le consentirà di vivere finalmente in salute e di crescere con gioia i suoi due bambini.

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Perché quell'isterectomia a Bologna, dove aveva subito il trapianto, non si poteva fare, ma a Perugia Roberta ha trovato i dottori Saverio Arena e Claudia Giordano pronti a prendere la sua vita nelle loro mani. Nelle loro mani ma anche nelle braccia di Da Vinci Xi, la versione più evoluta del robot per la chirurgia mininvasiva in dotazione dal 2014 all'ospedale di Perugia: una piattaforma che permette interventi con una capacità di movimento estrema, con visione 3D, utilizzata soprattutto in urologia (con il dottor Mearini), ginecologia appunto e comunque in campo oncologico. Un'eccellenza grazie al quale la giovane mamma è uscita dalla sala operatoria solo con cinque buchi nell'addome. Pronta a tornare dalle sue piccole pesti già dal giorno successivo.

«A 17 anni mi sono ammalata ai reni – racconta Roberta -, a 19 ero in dialisi e per fortuna mia sorella Mara è risultata compatibile: nel 2010 ho subito il trapianto grazie alla sua donazione. Nel 2012 e nel 2017 ho avuto due gravidanze, con due cesarei, sempre fatti a Bologna. Insomma, trapiantata, immunodepressa e con un rene solo, ma stavo bene. Finché nel gennaio 2019 mi arriva l'invito per l'Hpv test, contro il papilloma virus: positivo. Faccio colposcopie, biopsie, un centro a cui mi sono rivolta ha pure sbagliato la diagnosi, ma alla fine per quella lesione decido di rivolgermi ad Arena, di cui mi avevano parlato bene, che mi porta dalla Giordano, specializzata in questo tipo di tumori e screening. Vista la situazione decidiamo: sono immunodepressa, ho le tube chiuse dopo l'ultima gravidanza, la funzionalità dell'utero per la riproduzione non c'è più, togliamo tutto».
Roberta ora la racconta così, è serena, ha un supporto psicologico come consigliato in questi casi, ma di certo non è stata una decisione semplice. Necessaria ma non semplice.

Gli ultimi esami parlavano di una neoplasia tutto sommato lieve, un Cin 1 che ha addirittura permesso di aspettare: era settembre e tra vacanze e poi lockdown si è arrivati a maggio. «Sono stata operata il 20 – racconta -, viste le mie difese immunitarie non mi facevano neanche uscire dalla stanza, ma in fondo sono stata ricoverata solo un paio di giorni. L'operazione? Cinque ore da quando sono uscita e tornata in camera, con anestesia totale e l'intervento vissuto con gli occhi di Arena e Giordano: davvero impegnativo, perché il rene era proprio sopra l'utero. Ma loro mi hanno trattato più come un'amica che come una paziente e questo mi ha tranquillizzato. Mi sono fidata di loro. E ho fatto bene».
Perché il peggio della storia arriva un mese dopo. Quando Roberta va a ritirare l'esito della biopsia: adenocarcinoma. Maligno. Quella lesione da papilloma tra settembre e maggio era diventata un tumore dei peggiori, ma per fortuna lei con coraggio aveva deciso di seguire il consiglio dei medici: no a una semplice conizzazione, ma l'asportazione totale dell'utero. «È vero, mi sono sentita un po' un caso clinico, ma mi hanno salvato e ora sto bene. Grazie a tutti, al dottor Arena che guidava il robot e alla dottoressa Giordano che, da donna a donna, mi ha aiutato tanto. Grazie davvero a tutto il reparto guidato da Giorgio Epicoco e al personale ostetrico: sono stati tutti molto cortesi e professionali». In sala operatoria c'erano anche le ferriste Graziella Bruscia, Laura Burattini e Monica Olmi, mentre l'anestesista è stato Giulio Minelli.
Roberta è emozionata, in sottofondo ha il vociare dei suoi bambini di 7 e 3 anni e si capisce che è contenta. È stata operata da due angeli e un robot, chissà quante storie della buona notte ci potrà tirare fuori.
Ultimo aggiornamento: Domenica 19 Luglio 2020, 17:17
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