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Secondo quanto ricostruito, gli esami per la leptospirosi sono stati effettuati all'Humanitas, l'ospedale dove la modella di 34 anni di origini marocchine si trovava in condizioni gravi.
Quando lei, non molti giorni dopo il ricovero, raccontò ai medici di vivere in una cascina in campagna dove c'era anche qualche topo, si pensò anche a questa malattia infettiva ma poi, in seguito agli accertamenti, venne scartata. Quando invece una decina di giorni prima di morire rivelò che temeva di essere stata avvelenata, il personale prima la sottopose ad alcuni test per capire se avesse assunto stupefacenti 'mal tagliatì o altro. Poi si rivolsero al Centro di Niguarda per le ricerche dei veleni più comuni, in particolare l'arsenico. Anche in questo caso gli esiti sono stati negativi.
Quindi l'invio dei campioni di materiale biologico al Centro Maugeri di Pavia che ha riscontrato la presenza di 4 metalli, tra cui il cobalto, ma in dosi di poco al di sopra della norma. La struttura pavese altamente specializzata, non ha però misurato l'indice di radioattività, anche perché non ha né le competenze né le attrezzature per farlo. Un'eventuale contaminazione radioattiva è comunque compatibile con i dati clinici e la grave patologia che aveva aggredito il midollo osseo della giovane.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Marzo 2019, 07:58
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