Imane Fadil, gli amici: «Negli ultimi tempi era molto sospettosa»

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Andava ripetendo negli ultimi mesi a chi conosceva bene che aveva ancora «molte cose da dire» sulle serate a luci rosse ad Arcore, lei che era diventata già otto anni fa una delle grandi accusatrici di Silvio Berlusconi nel caso Ruby. In più, Imane Fadil, la modella e testimone anche nell'ultima tranche dell'inchiesta, morta il primo marzo scorso per un sospetto avvelenamento, appariva anche «molto sospettosa», stando ai racconti di coloro che le sono stati più vicini nell'ultimo anno, quando continuava a chiedere «giustizia», dopo aver subito «più tentativi di corruzione», e giudicava «scandalosi» i rinvii in serie del processo "Ruby ter" per corruzione in atti giudiziari. E se una decina di giorni prima di morire disse ai medici dell'Humanitas che aveva paura di essere stata «avvelenata», nei mesi scorsi temeva anche di essere «controllata», sempre stando a quanto riferito da suoi conoscenti. 

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Nel frattempo, stava scrivendo un libro sul Bunga-Bunga nel quale, però, in una sorta di deriva spirituale avrebbe parlato anche, come ripeteva, di «Lucifero e del Male». Lei che, invece, dalla Corte d'Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza (del maggio dello scorso anno) d'appello 'bis' sul caso ' Ruby bis', a carico di Emilio Fede e Nicole Minetti, è stata ritenuta una testimone «credibile». Una «credibilità», ha messo nero su bianco la Corte, «riscontrata dalla descrizione precisa e dettagliata del diverso contenuto» delle otto serate a Villa San Martino «a cui ha preso parte», riferendo, poi, agli inquirenti dello «svolgimento dell'attività prostitutiva».

Una delle cene, ad esempio, quella del 5 settembre 2010, si era conclusa, scrivono i giudici, «con un colloquio privato con Berlusconi che, dopo averle ricordato che Fede lo aveva informato dei suoi problemi di lavoro, le chiedeva espressamente di fermarsi a trascorrere la notte con lui offrendole la somma di 5mila euro». Intanto, nel 2013 la giovane, quando era in corso il primo grado del ' Ruby bis' anche a carico di Lele Mora, si era dovuta anche difendere dalle dichiarazioni di uno strano testimone di origine polacca, che lavorava nel settore del casting di modelle, che l'accusava di aver fatto parte di un gruppo di '«una quindicina di ragazze reclutate» per «circuire personaggi che venivano a loro indicati al fine di poterli poi successivamente ricattare».

Dichiarazioni che, però, i giudici non avevano ammesso nel processo. Era stata proprio Fadil, invece, testimoniando in aula nel giugno del 2012 a parlare di un siriano «che diceva di essere amico di Berlusconi» e che l'aveva invitata ad «andare ad un incontro ad Arcore per avere dei soldi» nella primavera del 2011, quando lo scandalo Ruby era esploso da pochi mesi. Sempre nell'estate 2012 Fadil, tra le molte parole dette a verbale, aveva sostenuto anche in aula di aver saputo da una persona ad una cena che Michelle Conceicao, una delle ospiti ad Arcore, avrebbe avuto una foto che «ritraeva Berlusconi con la testa appoggiata sul ventre di Ruby».
Ultimo aggiornamento: Sabato 16 Marzo 2019, 18:04
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