La leggerezza e le zavorre

La leggerezza e le zavorre

di Flaminia Bolzan

Sul concetto di leggerezza è stato detto di tutto e di più, da Cicerone a Calvino, passando per Kundera, fino ad arrivare a Luciano Ligabue. Ognuno ne ha dato una personale interpretazione. Quello che di base mi ha sempre colpita molto, però, è che la leggerezza venga messa di frequente in contrapposizione a qualcosa d’altro e di per sé è difficile che le si riconosca un significato totalmente positivo. Fateci caso, quando si parla di una donna, soprattutto, e la si definisce “leggera”, questo termine è un insulto edulcorato. Nella migliore delle ipotesi vuol dire “stupidina”, nella peggiore… va beh, ci arrivate autonomamente. Nel mio salotto è giunto quindi il momento di scardinare un preconcetto, ma senza scomodare grandi intellettuali, solo prendendo spunto dal quotidiano. Se una cosa “pesa” troppo, alla lunga affatica, immaginate quando vi dovete incollare le casse d’acqua fino al terzo piano e andate a intuito.

Se una cosa “pesa” troppo, oltretutto, non significa che abbia più valore. Una busta piena di sassi e una di pari misura colma di banconote hanno lo stesso peso? Ovviamente no. E se le aveste davanti entrambe e vi chiedessero cosa prendere non vi risulterebbe certo difficile capire dove sta la convenienza. In quella leggera, mi pare evidente. Quindi alla fine, converrete con me sul fatto che non solo ciò che pesa sia da esaltare o da perseguire come obiettivo, mentre la leggerezza, in questa prospettiva diventa decisamente allettante. Ma come si fa per ottenerla? Si inizia dalle parole e si va avanti coi pensieri, si tolgono i fardelli e si recuperano i significati, ma quelli giusti. Che leggerezza non vuol dire evanescenza, significa avere il peso di una piuma e la consistenza di chi sa affrontare la vita togliendo dal cuore le zavorre.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Ottobre 2022, 09:32
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