Frecciarossa deragliato, indagato l'amministratore delegato di Alstom

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Deragliamento Frecciarossa: l'amministratore delegato di Alstom Ferroviaria Michele Viale risulta indagato dalla procura di Lodi per l'incidente di giovedì scorso a Ospedaletto Lodigiano costato la vita ai due macchinisti. Si tratta del settimo indagato, dopo i cinque addetti alla manutenzione con l'ipotesi di reati colposi e dopo l'azienda Rfi, indagata per responsabilità amministrativa. La società avrebbe prodotto una parte dell'attuatore dello scambio incriminato di aver causato l'incidente, sul quale i consulenti della procura hanno evidenziato un'anomalia elettrica

Nelle prime ore di indagini sul deragliamento del Frecciarossa 1000 il procuratore della Repubblica di Lodi Domenico Chiaro aveva detto che tutte le ipotesi sono aperte, escludendo solo il dolo: ma se fino ad oggi si propendeva per una tragedia causata da un errore umano, adesso in prima battuta c'è il guasto di un componente dello scambio, peraltro nuovo di fabbrica, e quindi si stanno «vagliando altre posizioni», come ha spiegato lo stesso Chiaro. 


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Il direttore dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle Ferrovie (Ansf), Marco D'Onofrio, in audizione davanti alla Commissione Lavori pubblici del Senato, lo ha detto chiaramente: «È pervenuta una comunicazione da parte della procura, a seguito del rilevamento di un difetto interno all'attuatore. Sono state fatte delle prove in campo e sembra che ci sia un'inversione dei cablaggi interna al dispositivo che si è andato a sostituire». «Questo giustifica - ha aggiunto D'Onofrio - il problema che hanno trovato i manutentori nelle verifiche prima del rilascio dell'apparato al regolatore della circolazione perché evidentemente qualcosa non funzionava a dovere». 

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Qualcosa non ha funzionato, proprio come hanno detto gli inquirenti fin dall'inizio dell'inchiesta. Ma, ha spiegato ancora il direttore dell'Ansf, c'è «una prima evidenza che introduce un problema che è stato riscontrato, ma non giustifica completamente tutto. Probabilmente nell'andare a rilasciare il deviatoio forse anche lì qualcosa non ha funzionato». Rfi ha immediatamente sospeso il montaggio di attuatori di questo tipo, anche se quello montato sul luogo dell'incidente era uno scambio nuovo di fabbrica, e i periti della procura, accanto ai binari e vicino quindi al pezzo nuovo, hanno trovato quello vecchio. Un cambio, nel caso di questo deviatoio n.5, già programmato da tempo. È così che dalla procura di Lodi il pm Chiaro sottolinea che, «dopo aver diramato immediatamente un alert di sicurezza considerato che quei componenti vengono veduti in tutta Europa, a questo punto dobbiamo valutare anche altre posizioni».



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Lo stesso procuratore precisa tuttavia che, anche montando un pezzo difettoso è naturale che, poi, ci siano dei test, delle prove per confermare che tutto funzioni alla perfezione, prima di riattivare un passaggio dove transitano treni a 300 km/h. Certo è che le indagini con i primi 5 indagati stanno proseguendo, con il campo delle responsabilità non più solo attribuibile agli operai che lavorarono quella notte sul cosiddetto "punto zero", ma anche a chi ha prodotto i materiali utilizzati per la manutenzione. A Ospedaletto Lodigiano, intanto, è proseguito il lavoro dei periti della procura e della rimozione dei cavi dell'alta tensione.

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Si sta scavando inoltre per arrivare a creare una piattaforma in cemento, come anticipato nei giorni scorsi, che dovrà garantire il lavoro delle gru che dovranno rimuovere i vagoni del treno dai binari, in sicurezza. Si stanno cercando soluzioni alternative alla rimozione dei vagoni per intero e l'ipotesi ritenuta più attuabile è quella di smontare dai vagoni le ruote e i carrelli del convoglio e di trasportarli via dai binari separatamente. Una volta rimosso dai binari, il treno ha come destinazione il grande deposito di Rfi di Ancona. Per ripristinare l'intera circolazione nel tratto dell'incidente, ci potrebbe volere fino a un mese.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Febbraio 2020, 14:31
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