Firenze, la ragazza americana stuprata dal carabiniere: «Per quel militare la pena non è severa»

La ragazza americana stuprata dal carabiniere: «Per quel militare la pena non è severa»

di Cristiana Mangani e Cristiano Sala
Impossibile dimenticare. Non basta una condanna, la giustizia che fa il suo corso. Resta il ricordo di quelle ore, delle domande imbarazzanti in aula davanti agli avvocati dei due carabinieri imputati. E così, dopo aver saputo che il militare che l'aveva violentata ha avuto una pena di 4 anni e 8 mesi, la studentessa americana, una delle due vittime, ha dichiarato: «Non potrò mai dirmi veramente soddisfatta. È stato condannato, e questo mi conforta, ma non è vero che la pena è severa. Troppo poco, dovevano dargli di più. Comunque, sapere che pagherà per quello che ha fatto è la prima cosa che mi dà forza per superare questa terribile esperienza».

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IL RITO ABBREVIATO
È stato uno dei suoi avvocati, Patrizia D'Alessandro, a comunicarle come si era conclusa l'udienza davanti al gup. A spiegare che l'ex appuntato scelto, Marco Camuffo, aveva deciso di farsi giudicare con il rito abbreviato, ed è per questo che ha ottenuto la riduzione di un terzo della pena. Il pubblico ministero Ornella Galeotti aveva chiesto per lui 5 anni e 8 mesi. E quando le hanno fatto sapere quale era stata la conclusione, la ragazza ha pianto di gioia e commozione. In un attimo le sono passate davanti quelle ore, il momento in cui lei e la compagna di appartamento, hanno deciso di accettare il passaggio dei due carabinieri. Di fidarsi di loro, salire sulla Fiat di servizio e farsi accompagnare a casa.
 


Ricordi ora confusi, le cui sensazioni negative, però, la giovane sente ancora sulla pelle. «La mia vita è cambiata da quella notte - si sfoga - non si riesce a superare cose simili. Spero solo che sconti veramente la pena».
Dopo quanto successo è tornata negli Stati Uniti. Ha rimesso piede a Firenze per prendere parte all'incidente probatorio, con il quale la procura e il gip hanno voluto cristallizzare le loro dichiarazioni, in modo da evitare la presenza in aula. In quell'occasione, sono state lei e la sua amica a sentirsi sotto processo, incalzate da centinaia di domande imbarazzanti da parte dei legali degli imputati.

«Trova sexy gli uomini in divisa?», le ha chiesto l'avvocato Cristina Menichetti, difensore di Camuffo. E il giudice: «Domanda inammissibile, le abitudini personali, gli orientamenti sessuali non possono essere oggetto di deposizione». E allora: «Lei indossava solo i pantaloni quella sera, aveva la biancheria intima?», ha continuato a incalzarla il legale. Anche in questo caso la domanda non è stata ammessa dal giudice, ma l'effetto sulla vittima è stato, comunque, devastante. E a fine giornata, dopo ore di pressione, non vedevano l'ora di ripartire.

LO SFOGO
«Ma come fanno a credere che fossimo consenzienti? - si sono sfogate - Camuffo era anche molto più vecchio di me. Non ricordo tutto, ero ubriaca, però mi ricordo che ci siamo baciati e che lui mi ha tirato giù la maglietta. Ha tirato giù il top, ma volevo che smettesse. Mi ricordo che ha cercato di toccarmi nelle parti intime, si è spogliato, io ero assolutamente sotto choc. Ero così sconcertata, ero talmente ubriaca, mi sentivo indifesa non avevo la forza di dire o fare qualcosa. Mi ricordo che gli dissi di no, non volevo avere un rapporto con lui. Dopo non ricordo più niente. So che abbiamo avuto un rapporto, ma io non volevo».
 
Ultimo aggiornamento: Sabato 13 Ottobre 2018, 08:35
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