Fase 2, spesa più cara: frutta a peso d’oro, prezzi su anche al bar e dal parrucchiere, sconti nell'abbigliamento

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di Giusy Franzese, Carlo Ottaviano e Diodato Pirone
Fase 2 con forti rincari dei prezzi in alcuni comparti, ma la flessione della domanda ha l’effetto di calmierare le tariffe e innescare sconti.

Mercato pazzo: ciliegie
e peperoni da boutique
però pomodori in calo


Le ciliegie spagnole a 69 euro al chilo sono state ieri tra i trend topic più commentati sui social. Erano in vendita in una boutique (come chiamarla diversamente?) di frutta e verdura di Brera a Milano. Un prezzo esorbitante, ben lontano dal già alto record – 22 euro - dello scorso anno delle prime ciliegie Ferrovia pugliesi ma anche da 14 euro praticati ieri in alcuni supermercati di Roma. Non si tratta purtroppo di un caso isolato.

Fase 2, stop alla spesa nei supermercati della Capitale: - 10%

Qua e là si segnalano prezzi eccessivi per le fragole (fino a 11 euro al chilo a fronte dei 6 euro massimi del 2019) e frutti di bosco del tutto ingiustificati perché all’origine hanno prezzi in linea con gli scorsi anni. In crescita anche le albicocche e poi c’è la sorpresa dei peperoni: sugli scaffali si trovano solo quelli coltivati in serra in Olanda, più cari (fino a 8-9 euro al chilo) e meno buoni degli italiani e spagnoli, scomparsi per il maltempo e la mancanza di braccianti per la raccolta Escludendo le speculazioni, i prezzi dei generi alimentari nei mercati all’ingrosso non hanno però subito impennate dopo la fine del lockdown, anzi in alcuni casi sono arretrati. Ininfluenti gli acquisti di materia prima dei ristoranti che hanno riaperto.

«Tendenzialmente riscontriamo una frenata della domanda e conseguentemente prezzi in calo rispetto ai giorni scorsi», spiega Fabio Massimo Pallottini. Il direttore del Car di Roma e presidente di Italmercati, segnala infatti «la minore propensione delle famiglie a spendere». In aprile i prezzi erano invece inizialmente schizzati in su, fino all’8% la frutta, il 5% la verdura. Prezzi alti, ma nella norma, ora solo per le primizie di primavera e in netto calo, all’opposto, per i pomodori visto l’inizio della campagna di raccolta.





L’impennata potrebbe esserci per le drupacee (pesche, susine) «a causa – spiega Mirko Aldinucci del sito specializzato Italiafuit - del maltempo che pochi giorni fa si è improvvisamente abbattuto sulla Puglia, una delle principali zone di produzione». Tra le conseguenze della quarantena, il calo del prezzo della cosiddetta 4^ gamma, frutta e verdura già imbustata. I consumatori – non potendo fare la spesa tutti i giorni - hanno preferito acquistare prodotti con scadenze più lunghe, cambiando repentinamente l’abitudine di acquisto.



Ripartito oltre il 70% dei negozi
qualche affanno nella ristorazione


La quasi totalità delle 800.000 imprese del commercio e dei servizi alla persona ha ripreso regolarmente a lavorare. Manca all’appello una quota di ristoranti e di bar (quantificabile nel 30% del totale) mentre anche quelli che sono tornati in pista hanno lasciato a casa una parte del personale in attesa di capire i nuovi equilibri della domanda. Ancora qualche problema infine per gli ambulanti e per i mercati.
Per il resto è stato forse il settore dell’abbigliamento quello che sta rispondendo meglio. Secondo Confcommercio oltre il 90% del fashion retail ha riaperto in sicurezza. Per gli operatori, è stato un po’ come il primo giorno di scuola. Per i clienti, è stato come tornare al piacere di gratificarsi con un acquisto di moda. Molti operatori hanno segnalato una ripartenza sprint anche sull’onda di offerte assai aattraenti. Tra i prodotti più richiesti: intimo, pantaloni e camicie, scarpe e accessori.

OSSIGENO
Riprende ossigeno la ristorazione ma l’avvio è lento. Il 70% dei bar e dei ristoranti hanno aperto tutti ben equipaggiati di mascherine e gel disinfettanti, ma spesso con personale ridotto. Qui e la si segnala qualche tensione sui prezzi.

A Roma tutti aperti i mercati coperti e su area attrezzata sono stati riaperti. I mercati periodici, diversamente dal resto della Regione, sono ancora chiusi come in Piemonte, Sicilia e in parte della Lombardia, compresa Milano. In Campania resta consentita soltanto l’attività di vendita dei prodotti alimentari. Nel resto del Paese le aperture sono a macchia di leopardo nel senso che sono state autorizzate ma le difficoltà di carattere organizzativo e logistico legate alla necessità di ridefinire gli spazi stanno creando notevoli difficoltà. Complessivamente la percentuale dei mercati riaperti con tutte le merceologie si aggira intorno al 50% - 60% del totale.

Sul fronte dei gioiellieri invece jon si segnalano particolari problemi. Quasi tutti hanno fatto in tempo a organizzarsi in vista della riaperura con le opportune misure di sicurezza. D’altra parte è raro vedere affollamenti in gioielleria. 

Da ieri, infine, la quasi totalità dei negozi di arredamento ha riaperto le porte al pubblico, mentre lunedì aveva alzato le serrande “solo” l’80% dei negozi del settore essendo il lunedì normalmente una giornata di chiusura per i nostri negozi. Una delle difficoltà maggiori incontrate dagli operatori è stato capire come procedere per un’adeguata sanificazione dei locali e dei prodotti in esposizione (in particolare per i mobili con componenti in tessuto, quali divani, sedie, letti, etc), in modo da arrivare pronti alla riapertura, come pure organizzare gli spazi riservati agli uffici di progettazione accessibili al cliente rispettando i distanziamenti previsti dai protocolli di sicurezza e dalle ordinanze regionali e comunali.


Listini su dal barbiere 
e arrivano le offerte
per l’abbigliamento


All’inizio è stato entusiasmo reciproco: per l’esercente, e per il consumatore. In molti casi il passaggio alla cassa ha fatto cambiare umore al cliente. Dopo due mesi di “astinenza” per tantissimi italiani finalmente è arrivato il momento di riuscire a sorseggiare un caffè espresso al bancone del solito bar o fare colazione con brioche e cappuccino seduti al tavolino in piazza. Una soddisfazione enorme. Un po’ meno, quando lo sguardo è caduto sullo scontrino. Dalla Sicilia alla Val d’Aosta sono stati tantissimi i casi segnalati di rincari rispetto all’era pre-Covid. A Milano c’è chi ha dovuto pagare anche due euro per un caffè espresso al bancone. E pure barbieri e parrucchieri non hanno resistito alla tentazione di scaricare sui clienti i costi della chiusura forzata e dei nuovi dispositivi obbligatori di protezione. Aggiungendoci anche qualche ulteriore margine. Tra ieri e l’altro ieri le associazioni dei consumatori sono state invase dalle segnalazioni.

«Il mio parrucchiere (località Seregno - MB) ha aumentato il costo per shampoo e taglio capelli a 25€, in fase pre-covid era di 15€» scrive una signora al Codacons. «La mia parrucchiera ha alzato i prezzi qua a Campobasso» comunica un’altra. «Buongiorno vorrei segnalare l’aumento di un caffè nel bar a Genova quartiere San Fruttuoso da 1,10€ aumentato a 1,20€» si lamenta un signore. «A Firenze alcuni locali hanno portato il costo dellespresso a 1,70 euro, mentre a Roma si arriva a pagare 1,50 euro, contro 1,20 euro di Genova» riferisce preoccupato Carlo Rienzi, presidente Codacons. 

Ma non ci sono stati solo rincari. Sono tantissimi i commercianti che - mentre i politici discutono se è il caso di posticipare i saldi ad agosto oppure se anticiparli il più possibile - hanno deciso da soli. E in molti, soprattutto nel campo dell’abbigliamento e degli accessori, hanno scelto di giocarsi la carta delle promozioni per attirare i clienti, attivando sconti anche fino al 70% pur di svuotare gli scatoloni nel retro del magazzino.

«Non sappiamo se la prossima settimana queste promozioni ci saranno ancora. Probabilmente i proprietari in questi primi giorni vogliono vedere come vanno le vendite» dice una commessa di una catena di negozi di abbigliamento sportivo a Roma. Ribassi o non ribassi, però, i negozi restano ancora quasi deserti. Soprattutto quelli dei centri storici. Va un po’ meglio nei grandi centri commerciali. «Lunedì, primo giorno di apertura di tutti i reparti, abbiamo avuto un vero e proprio assalto di persone» dice Sabrina, giovane commessa di uno store di arredamento per la casa e attrezzature da giardino. Ieri però, a guardarsi in giro, tra corridoi mezzi vuoti, l’entusiasmo sembrava già quasi rientrato.

 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 20 Maggio 2020, 13:23
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