Fase 2, al lavoro quattro giorni a parità di salario: il piano alla task force di Colao, aziende allarmate

Al lavoro quattro giorni a parità di salario: il piano presentato alla task force allarma le aziende

di Rosario Dimito
ROMA Non piace alla Confindustria né all'Ance, ma il tavolo che studia la riduzione dell'orario di lavoro a parità di stipendio, mixata con le attività formative che piace a Giuseppe Conte, va avanti e ieri si è svolta una sessione di confronto, in videoconferenza, fra la task force di Vittorio Colao e i membri della segreteria di Cgil, Cisl e Uil, che ha allargato il tiro ad almeno altri sette punti, a partire dall'urgenza di rilanciare gli investimenti nelle infrastrutture scolastiche e della sanità pubblica (medicina di territorio).

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Nel pieno delle discussioni del governo sul decreto maggio da 55 miliardi, con i ritocchi sul reddito di cittadinanza, la disputa sulle ricapitalizzazioni pubbliche con la variante incentivi per superare il veto di IV e le decisioni sui migranti, ci si avvia a rimasticare il vecchio slogan degli anni 70 Lavorare meno lavorare tutti declinandolo nel lavorare meno pur di continuare a lavorare. Così c'è chi pensa a far cadere il tabù delle 40 ore, lavorando 4 giorni la settimana e il quinto destinarlo alla formazione, utilizzando un fondo ad hoc che potrebbe essere costituito dal nuovo provvedimento da 280 milioni ed eventualmente utilizzando gli aiuti europei che devono conciliarsi con il temporary framework varato dalla Commissione Ue.

LA CONTRATTAZIONE
Tra il gruppo specializzato in materie lavoristiche della squadra di Colao e i rappresentanti dei lavoratori, sotto lo sguardo sempre attento del Comitato tecnico scientifico, in un confronto di due ore e mezzo (dalle 11 alle 13,30), si è presa in esame - tra molte perplessità - questa ipotesi di lavoro che allarma le categorie datoriali, perché secondo i promotori consentirebbe di contemperare anche gli obblighi derivanti per la fase 2 da attuare in sicurezza. Il riferimento è alla necessità di evitare assembramenti e quindi differenziare entrate, uscite e articolare il lavoro in turni, rimodulare gli spazi nell'ottica del distanziamento sociale compatibilmente con la natura dei processi produttivi. Questa priorità fortemente suggerita dagli scienziati fa avanzare tutte le soluzioni che permettano la ripresa e lo sviluppo della fase 2, anche a costo di piegare vecchi punti fermi. E' chiaro che l'attuale disciplina, che ha posto un tetto all'orario settimanale di lavoro di massimo di 40 ore settimanali e 8 giornaliere, frutto di vecchie rivendicazioni, è dura da ribaltare, seppure sotto l'onda dell'emergenza sanitaria ed economica. E poi: non basterebbe potenziare lo smart working?

Per di più cambiare le regole del gioco mantenendo intatta la retribuzione è difficile da far digerire alle imprese che temono comprensibilmente pesanti ripercussioni negative sulla produttività. Soprattutto perché a fronte della riduzione di orario secondo il progetto dovrebbe garantito lo stipendio. Tra l'altro è stato sottolineato che non tutti i 20 milioni di lavoratori sono interessati alla riduzione, ci sono i 3 milioni del part time involontario, in maggioranza donne, che invece vorrebbero lavorare più ore.

LE SETTE PRIORITÀ
Il confronto di ieri rientra nelle consultazioni della task force con le varie parti sociali per l'uscita graduale dell'Italia dal blocco di quasi due mesi e per la riforma dell'architettura del paese, dal momento che la task force deve formulare proposte e azioni al governo: «Devo parlare con Conte prima di scrivere il piano», ha detto Colao ai sindacati. Ecco perché l'ex manager Vodafone, accompagnato da tre membri della task, ha introdotto su tutta una serie di punti, oltre al lavoro: infrastrutture, utilizzo di nuovi strumenti sia nel lavoro che nella semplificazione, lotta al lavoro nero e come costruire un sistema economico e sociale sostenibile, digitale e reti. Poi la parola è passata a Gianna Fracassi (Cgil), Pier Paolo Bombardieri (Uil), Luigi Sbarra (Cisl) che hanno spaziato sulle priorità per ripartire. Partendo dallo scenario della nuova Italia. Poi si è parlato di lavoro, mezzogiorno, infrastrutture materiali e immateriali e semplificazione degli appalti legata alla sicurezza e alla legalità, politiche industriali collegate all'innovazione e ricerca, formazione professionale, rilancio del turismo. Il confronto sarebbe stato acceso anche se privo di conclusioni. Le parti si sono riservate di rivedersi.
 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 8 Maggio 2020, 09:45
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