Csm, nella riforma stretta contro gli abusi: no ad altri casi Palamara

Csm, nella riforma stretta contro gli abusi: no ad altri casi Palamara

di Emilio Pucci
«Ipotesi di illecito disciplinare in presenza di evidenti interferenze nelle scelte del Csm». Spunta una norma Palamara' nel disegno di legge sulla riforma del Csm sul tavolo della maggioranza. Una sanzione ad hoc per una fattispecie di violazione per colpire quel tipo di attività che punta a servirsi della politica per pilotare le nomine.

L'obiettivo è mettere fine alla degenerazione delle correntismo nella magistratura. Nell'ultima bozza che verrà portata nel Cdm della fine della prossima settimana questa norma è inserita ma, viene spiegato, occorrerà dettagliarla meglio. Nella convinzione che il refrain nella maggioranza è arrivato il momento di tradurre' nero su bianco gli appelli del Capo dello Stato.
Il ddl è in dirittura d'arrivo. Le misure riguardo la magistratura saranno subito operative («Basta con le porte girevoli'», ripete Bonafede), mentre alcuni parti della riforma andranno nella legge delega che impiegherà più tempo per avere il semaforo verde del Parlamento. Con il tentativo in atto di rasserenare il clima.

E' vero che l'opposizione lamenta che le sue proposte per ora sono state rigettate (nell'ultima riunione di mercoledì si è registrato ancora il muro contro muro) ma Bonafede e il Pd ribadiscono di lavorare per far sì che sul rinnovamento del Csm ci sia ampia condivisione. Per questo alla Camera i dem con il capogruppo in Commissione Giustizia Verini hanno proposto che per il disegno di legge sulla riforma del processo penale ci sia anche un relatore di minoranza. «Sulla riforma del Csm, su quella del processo penale e civile e sulla riforma dell'ordinamento penitenziario occorre un clima di collaborazione», l'invito dell'esponente Pd.

PROVE DI DISGELO
L'azzurro Costa ha però rilanciato sulla necessità che il Parlamento debba perlomeno discutere sul tema della separazione delle carriere. Qualche segnale di disgelo c'è. In attesa che sulla riforma del Csm si completi il lavoro al dicastero di via Arenula. Ci sono ancora diversi nodi sul tavolo. Il primo è legato al tipo di legge elettorale da adottare per l'elezione dei componenti del Csm. E' tornato sul tavolo l'opzione del sorteggio. I dem non sono d'accordo, l'opposizione sì, Bonafede ha sempre spiegato di «non essere ostile» a questo strumento, anche l'ex presidente del Senato Grasso lo gradirebbe.

«Sarebbe una plateale manifestazione di sfiducia nei confronti della magistratura nella sua capacità di segnalare i suoi rappresentanti», replica però il dem Bazoli. In realtà si sta andando nella direzione di collegi uninominali piccoli, non più un unico collegio nazionale. Metodo che, tuttavia, non garantisce del tutto che le correnti non possano mettersi d'accordo su un candidato.
Il Guardasigilli pensa ad un sistema che permetta l'elezione in prima battuta per quel magistrato che raccoglie il 65% dei voti (tre le preferenze previste) e poi il ballottaggio. Altra questione non ancora risolta è sull'ipotesi di vietare l'ingresso nell'organo di autogoverno ai politici. Il responsabile della Giustizia vorrebbe imporre lo stop, anche per non dare la sensazione di colpire soltanto le toghe: porta chiusa ai membri del governo, a deputati e senatori, a consiglieri regionali e a sindaci sopra i 100 mila abitanti. I dem sono contrari ma un compromesso potrebbe essere quello di imporre l'alt solo ai parlamentari in carica.

LA DISCIPLINARE
Si discute inoltre sulla eventualità di limitare la composizione della Commissione disciplinare. Portarla a tre membri, altro sistema per sterilizzare' il potere delle correnti. Ma sull'urgenza di fare presto e bene nella maggioranza sono tutti d'accordo, affinché osserva il dem Mirabelli «si ridia credibilità a una istituzione fondamentale per lo Stato». «E' al suo interno che la magistratura deve ritrovare le ragioni ideali della sua funzione democratica», dice Conte di Leu. «Il presidente della Repubblica stimola tutti affinché ci sia un cambio radicale nella magistratura», osserva Verini. Anche Italia viva invoca un cambio di passo.

La settimana prossima ci sarà una nuova riunione degli sherpa' della maggioranza. Il premier Conte, riferiscono nella maggioranza, è intenzionato a chiudere il dossier, d'accordo con il presidente della Repubblica che ha avuto parole dure nei confronti degli ultimi scandali che hanno coinvolto le toghe ma che non può entrare nelle formule concrete della riforma che spettano a Parlamento e governo. Bonafede, inoltre, potrebbe fare un nuovo passaggio con l'opposizione. Ma nel Movimento 5Stelle c'è fibrillazione per le ultime dichiarazioni di Di Matteo in Antimafia. Le sue accuse nei confronti del Guardasigilli sono condivise da una parte dei pentastellati che continuano ad interrogarsi sul caso delle scarcerazioni dei boss. Il timore, sussurra un esponente del Pd, è che il presidente della Commissione Antimafia Morra si stia adoperando per delegittimare il ministro che potrebbe essere di nuovo convocato. Nel caso che arrivi l'invito non si esclude però un no grazie' da parte del Guardasigilli.
Ultimo aggiornamento: Sabato 20 Giugno 2020, 12:40
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