Ponte Morandi, l'allarme lanciato già nel 1979: «Rischio corrosione»

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di Domenico Zurlo
Dopo il crollo del Ponte Morandi, tra bufale e notizie vere, si sono sprecate le previsioni vere o presunte su quella che è stata definita da più parti una tragedia annunciata. Ora viene fuori un allarme, risalente al 1979, dello stesso progettista che ha dato il nome al viadotto, ovvero l’ingegner Riccardo Morandi, che 39 anni fa rilevava come «prima o poi, forse già tra pochi anni, sarà necessario ricorrere a un trattamento per la rimozione di ogni traccia di ruggine sui rinforzi esposti per poi coprire tutto con elastomeri ad altissima resistenza chimica».

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Morandi rilevava infatti i primi effetti dell’inquinamento e della salsedine sul ponte, lanciando l’allarme corrosione, riporta il quotidiano La Verità. «La struttura viene aggredita dai venti marini che sono canalizzati nella valle attraversata dal viadotto - si legge ancora nella relazione - Si crea così un’atmosfera, ad alta salinità che per di più, sulla sua strada prima di raggiungere la struttura, si mescola con i fumi dei camini dell’acciaieria e si satura di vapori altamente nocivi».

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Morandi accennava anche ad alcune piastre che «sono state letteralmente corrose in poco più di cinque anni (nel ’72, ndr)» e «hanno dovuto essere sostituite con elementi in acciaio inox». «Le superfici esterne delle strutture, ma soprattutto quelle esposte verso il mare, iniziano a mostrare fenomeni di aggressione di origine chimica», segnalava l’ingegnere. Insomma, quanto accaduto lo scorso 14 agosto era stato ampiamente previsto proprio da chi aveva progettato e fatto costruire il viadotto: non si poteva davvero fare nulla per prevenire questa tragedia e salvare quelle 35 vite?

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Ultimo aggiornamento: Domenica 19 Agosto 2018, 16:29
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